Il dibattito sulla sostenibilità aziendale in Europa è a un punto di svolta.
Il Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e il suo impatto sull’obbligo di rendicontazione ESG vede opporsi due schieramenti distinti: da una parte la Commissione Europea che propone di semplificare le regole per alleggerire il peso burocratico sulle imprese, dall’altra, una potente coalizione di oltre 195 giganti globali come Allianz, IKEA e Nokia, schierati apertamente contro l’indebolimento dei requisiti. I grandi brand, infatti, ritengono che un passo sui controlli comprometterebbe la trasparenza e la fiducia degli investitori, mettendo a rischio la stessa transizione verde dell’UE.
CSRD: la fine del “greenwashing” e la nascita di un nuovo obbligo
La CSRD (Direttiva UE 2022/2464) è una vera e propria rivoluzione. Il suo obiettivo è creare un quadro standardizzato per la rendicontazione della sostenibilità, trasformando la divulgazione di dati ESG (ambientali, sociali e di governance) da scelta facoltativa a obbligo normativo con sanzioni salate in caso di non conformità. Questo significa che le aziende non possono più limitarsi a semplici intenti positivi sul loro impiego ambientale o sociale; ma devono fornire dati trasparenti e verificabili.
Al cuore della CSRD c’è il principio della “doppia materialità”. Le aziende sono tenute a rendicontare non solo come i fattori di sostenibilità influenzano la loro performance finanziaria, ma anche come le loro operazioni impattano su persone e ambiente. È un approccio che va oltre il mero rischio finanziario, abbracciando una responsabilità più ampia.
Per garantire la coerenza, le aziende devono allinearsi agli standard europei di rendicontazione della sostenibilità (ESRS). In particolare, gli standard sul cambiamento climatico (ESRS E1) e sulla forza lavoro propria (ESRS S1) sono obbligatori per tutte le aziende che rientrano nell’ambito di applicazione, indipendentemente dalla valutazione di materialità.
Cosa rischia chi non si allinea alla direttiva CSRD
Le sanzioni per mancata conformità alla direttiva CSRD variano da paese a paese e possono includere multe pesantissime (fino a 10 milioni di euro in Germania o 150.000 euro in Italia). La mancata trasparenza può inoltre danneggiare la reputazione, minare la fiducia degli investitori e rendere l’azienda meno competitiva nell’attrarre e trattenere talenti.
HR: un nuovo ruolo da protagonista nella sostenibilità aziendale
È qui che entra in gioco la rivoluzione per gli HR. La CSRD sta riscrivendo il loro ruolo, trasformandolo da funzione puramente operativa a nucleo strategico. Il Chief Human Resources Officer si trova ora sotto la stessa lente d’ingrandimento del CFO, perché il capitale umano è finalmente riconosciuto come un asset materiale e un fattore chiave per la sostenibilità e il valore a lungo termine di un’azienda.
Le risorse umane devono agire ora. Ecco le implicazioni pratiche:
- Raccolta dati precisi: non basta il numero dei collaboratori. L’HR deve raccogliere dati granulari, accurati e verificabili per l’ESRS S1 “Forza lavoro propria”, inclusi dettagli sensibili come i divari retributivi di genere e i rapporti salariali mediani.
- Analisi strategica: i leader HR devono analizzare i dati per capire come e perché avvengono i cambiamenti e fornire un commento scritto che spieghi le variazioni chiave anno dopo anno.
- Integrazione profonda: le HR devono allinearsi con gli stakeholder ESG per integrare la sostenibilità in ogni processo, dalla gestione dei talenti alla retribuzione, fino alla strategia aziendale complessiva.
Pronti a guidare la trasformazione entrata in vigore dalla CSRD?
Indipendentemente dall’esito del dibattito sulla semplificazione, la CSRD ha già cambiato le carte in tavola. Il futuro richiede proattività, investimenti in infrastrutture dati e una comprensione profonda di come il capitale umano contribuisca direttamente alla conformità e al valore aziendale a lungo termine.
La tua azienda sta già muovendo i primi passi? La CSRD non è un ostacolo, ma un trampolino di lancio per rafforzare il ruolo strategico delle HR e costruire un’azienda più resiliente e competitiva.