Nel panorama odierno delle assunzioni, in cui i colloqui online sono diventati la norma, le aziende si trovano ad affrontare una minaccia emergente e sempre più sofisticata: i candidati deepfake. Questi impostori, generati dall’intelligenza artificiale, sono capaci di superare i processi di selezione, mettendo a serio rischio la sicurezza, la reputazione aziendale e la fiducia nelle procedure di recruiting.
La crescente minaccia degli AI deepfake nei processi di assunzione
I deepfake sono contenuti video, immagini o audio creati dall’intelligenza artificiale, progettati per imitare le persone reali con un realismo sempre maggiore. Un annuncio di pubblica utilità dell’Internet Crime Complaint Center (FBI IC3) ha evidenziato un aumento significativo dell’uso di deepfake per candidarsi a posizioni di lavoro da remoto. L’obiettivo? Raccogliere informazioni sensibili per frode.
Grazie all’AI generativa, ormai ampiamente accessibile, è possibile creare un’identità falsa in meno di 70 minuti, generando un candidato che può superare un colloquio di lavoro con facilità. Questa democratizzazione della tecnologia deepfake rende la minaccia un rischio pervasivo per gli HR e tutto il processo di recruiting.
L’infiltrazione di un ai deepfake in azienda rappresenta una vulnerabilità critica per la sicurezza, esponendo l’organizzazione a furto di beni, violazioni di dati, spionaggio aziendale e danni reputazionali significativi. (Fonte: https://nationalcioreview.com/articles-insights/extra-bytes/from-application-to-infiltration-how-deepfakes-are-penetrating-the-workforce/) La profilazione del lavoro da remoto e dei video colloqui ha creato un terreno fertile per questi impostori, che sfruttano l’assenza di interazione fisica diretta per nascondere la loro vera identità.La portata di questa minaccia è allarmante, con statistiche che parlano chiaro: nel 2023, si è registrato un aumento di 10 volte nel numero di deepfake rilevati a livello globale, con un incremento del 1740% in Nord America. Le perdite dovute a frodi facilitate dall’IA generativa potrebbero raggiungere i 40 miliardi di dollari negli Stati Uniti entro il 2027, e si stima che entro il 2028, un candidato su quattro a livello globale potrebbe rivelarsi falso.
Il caso Vidoc Security Lab: un quasi inganno che fa riflettere
Un esempio tangibile della minaccia è il caso Vidoc Security Lab, un’azienda polacca che è stata sul punto di assumere un candidato deepfake per una posizione di backend. Il candidato presentava un curriculum e un profilo Linkedin apparentemente impeccabili, superando persino il primo screening durante il colloquio online con l’HR.
Tuttavia, durante il secondo colloquio di lavoro tecnico, il co-fondatore Dawid ha notato anomalie visive e audio. L’aspetto del candidato era insolito, quasi artificiale, e la sua voce sembrava leggere contenuti generati dall’AI. Inoltre, l’immagine del profilo Linkedin non corrispondeva alla persona visibile nel video colloquio.
Il momento decisivo è arrivato quando Dawid ha chiesto al candidato di mettere la mano davanti al viso – un comune “test della mano” per verificare la tecnologia deepfake – e il candidato si è rifiutato, terminando bruscamente la chiamata.
Questo episodio ha messo in luce come, nonostante i deepfake siano sofisticati, possano ancora presentare imperfezioni rilevabili da un’attenta vigilanza umana. Sottolinea inoltre la necessità di andare oltre la sola valutazione delle competenze tecniche.
Riconoscere gli impostori durante i colloqui online: segnali rivelatori
Nonostante l’avanzamento della tecnologia deepfake, esistono ancora segnali osservabili che i team di assunzione possono ricercare durante i video colloqui. Questi indicatori, sebbene in continua evoluzione, rappresentano una prima linea di difesa contro gli attacchi di AI deepfake.
Ecco alcuni indizi da tenere d’occhio:
Indizi visivi:
- Incoerenze nella sincronizzazione labiale o nei movimenti del video.
- Movimenti facciali innaturali o ripetitivi.
- Illuminazione innaturale o immutabile su pelle od occhiali, ombre o rughe in luoghi inaspettati.
- Proporzioni delle caratteristiche facciali irrealistiche o un aspetto insolito/artificiale.
Indizi audio:
- Voce robotica, frammentata o fuori sincrono.
- Rumori di fondo insoliti o distorsioni sottili.
- Pause e ritardi innaturali nel discorso, anomalie vocali.
Indizi comportamentali:
- Mancanza di contatto visivo “naturale” o evitamento dello sguardo.
- Rifiuto per interazioni di persona o di attivare la telecamera in modo chiaro.
- Risposte ritardate a domande inaspettate o evasive/vaghe.
- Rifiuto di eseguire azioni semplici o richieste dirette (come il “test della mano”).
Indizi di profilo e background:
- Incoerenze tra curriculum, profili sui social media (in particolare LinkedIn) e risposte al colloquio online.
- Informazioni contrastanti sull’esperienza lavorativa o sulle aspettative salariali.
- Discrepanza tra la posizione dichiarata e l’indirizzo IP utilizzato per la connessione.
- Mancanza di conoscenza o dettagli specifici sui precedenti datori di lavoro.
Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la tecnologia deepfake stia migliorando a un ritmo impressionante, aggirando progressivamente gli indicatori visivi e comportamentali. Studi recenti rivelano che gli esseri umani non possono sempre identificare in modo affidabile i deepfake più sofisticati. Questa “corsa agli armamenti” tra tecniche di rilevamento e di generazione implica che qualsiasi metodo di rilevamento statico e manuale è destinato a diventare obsoleto, richiedendo un passaggio a strumenti basati sull’IA e tecniche di verifica dinamiche.
Strategie olistiche per la protezione degli AI deepfak
Per contrastare efficacemente la minaccia dei candidati deepfake, le organizzazioni devono adottare un approccio a più livelli che combini la vigilanza umana con soluzioni tecnologiche avanzate.
Colloqui online ottimizzati e sicuri
- Uso obbligatorio della telecamera e interazioni dinamiche: durante i video colloqui, è consigliabile richiedere l’uso obbligatorio della telecamera e chiedere ai candidati di disattivare temporaneamente sfondi sfocati o virtuali. Richiedere movimenti in tempo reale, come toccarsi il naso o spostare un oggetto, può aiutare a interrompere le sovrapposizioni deepfake.
- Domande strategiche e aperte: porre domande sulla posizione dichiarata, approfondire dettagli specifici di un progetto inserito nel curriculum o chiedere di descrivere un hobby in particolare può rivelare incongruenze o la mancanza di una conoscenza autentica.
- Registrazione dei colloqui (con consenso): con il consenso del candidato, registrare i colloqui online permette di revisionare il video in un secondo momento per verificare la coerenza nell’aspetto, nelle risposte e nella presenza di anomalie audio/video.
Verifica approfondita dell’identità e dei precedenti
- Verifica biometrica dell’identità in tempo reale: integrare strumenti digitali avanzati che confermano l’identità da remoto con precisione. Questo include il caricamento di un documento d’identità e lo scatto di un selfie, con la tecnologia basata sull’AI che convalida l’autenticità del documento e lo abbina al selfie.
- Controlli approfonditi dei precedenti e riferimenti incrociati: effettuare un controllo meticoloso del CV e del profilo LinkedIn, verificando indirizzi, numeri di telefono e date. Controllare le referenze in modo indipendente e verificare le qualifiche attraverso canali ufficiali (università, enti professionali).
- Verifica di numeri, email e indirizzi forniti: sfruttare le informazioni pubblicamente disponibili per verificare se gli account del candidato siano mai stati associati ad altri individui o segnalati per attività sospette.
Sfruttare la tecnologia avanzata
- Integrazione di software specializzati per il rilevamento di deepfake: adottare soluzioni AI-powered capaci di rilevare manipolazioni video e audio. Esistono strumenti specializzati per identificare voci sintetiche, immagini di profilo o documenti falsificati.
Organizzazione aziendale e formazione continua
- Programmi di formazione completi: equipaggiare i team HR, legali e IT con le competenze necessarie per riconoscere e rispondere efficacemente ai deepfake. Fornire una formazione immersiva sulla consapevolezza di questi impostori, inclusi workshop interattivi con esempi reali di colloqui di lavoro deepfake.
- Audit e aggiornamento delle politiche interne: rivedere e aggiornare le politiche aziendali su molestie, uso accettabile della tecnologia e social media per assicurarsi che coprano le nuove sfide legate alla manipolazione dei dati sensibili.
- Piani chiari di risposta agli incidenti: stabilire protocolli dettagliati per indagare e rispondere all’impersonificazione digitale. Simulare attacchi deepfake su più funzioni interne per facilitare una difesa collaborativa e coordinata.
- Collaborazione e sensibilizzazione: collaborare con team di sicurezza esterni per condividere informazioni sulle ultime minacce. Formare i dipendenti a verificare le richieste sensibili tramite fonti secondarie e a mettere in discussione le ipotesi. Educare sui bias cognitivi che i deepfake sfruttano.
La difesa dai deepfake richiede una strategia veramente olistica e integrata. Le aziende non possono semplicemente acquistare un singolo software o formare il proprio team HR una tantum. La dipendenza da un meccanismo di difesa singolare o isolato porta inevitabilmente a vulnerabilità sfruttabili. Ciò rende indispensabile una collaborazione interfunzionale tra i team HR, IT, Legale e di Sicurezza per costruire un ecosistema di assunzione resiliente e adattivo.
In conclusione, l’emergenza dei candidati AI deepfake rappresenta una minaccia concreta e in escalation. Proteggere l’integrità organizzativa, i dati sensibili e la reputazione da questa forma in evoluzione di inganno digitale non è solo un compito del dipartimento IT, ma è un imperativo strategico che richiede il coinvolgimento proattivo di ogni figura professionale.