Un bando, un’esclusione, un parere ANAC. È bastato questo a far entrare l’Università di Pavia nel mirino dell’attenzione pubblica sul fronte degli appalti. A febbraio 2025, l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha infatti sancito che l’assegnazione di un appalto può e deve essere revocata se il contratto collettivo applicato dall’impresa vincitrice non è coerente con la sua natura giuridica o non garantisce tutele economiche adeguate.
La recente decisione dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), formalizzata nel parere di precontenzioso n. 32 del febbraio 2025, ha acceso un faro su una questione cruciale: la conformità del CCNL applicato da un’impresa non è più un mero dettaglio, ma un requisito essenziale per evitare esclusioni e garantire la trasparenza e la tutela dei lavoratori nelle procedure di appalto pubblico.
Il caso dell’Università di Pavia: un precedente scomodo per l’applicazione CCNL
La vicenda, che ha visto protagonista la Nuova Asac Antincendio S.r.l. e l’Università di Pavia, è un monito per tutte le imprese e le stazioni appaltanti.
L’azienda, inizialmente aggiudicataria di una gara per la manutenzione di presìdi e impianti antincendio, è stata esclusa non per carenze tecniche, ma per un’errata applicazione del CCNL. Nonostante applicasse un contratto legittimo in generale – il CCNL Metalmeccanico Artigiani – questo non era più coerente con la sua natura giuridica, non essendo l’azienda più qualificabile come artigiana dal 2018. A rendere la situazione ancora più critica, la retribuzione garantita dal CCNL applicato era inferiore di circa il 25% rispetto al CCNL Metalmeccanico Industria richiesto nel bando.
Questa discrepanza ha obbligato l’Università a revocare l’assegnazione, evidenziando come la normativa sugli appalti pubblici ponga una crescente attenzione non solo alla quantità del lavoro, ma soprattutto alla qualità delle tutele contrattuali garantite ai dipendenti.
I criteri rigorosi dell’ANAC: nuovi scenari per l’inquadramento del CCNL
La posizione dell’ANAC è chiara e intransigente: le Stazioni Appaltanti hanno l’obbligo di escludere le imprese che dichiarano di applicare un CCNL non conforme alla propria natura giuridica o che non assicura tutele economiche equivalente a quelle previste dal CCNL indicato nei documenti di gara. Questa direttiva rafforza i principi già sanciti dall’Art. 11 del D.Lgs. 36/2023 e dall’Allegato 1.01 del Codice dei Contratti Pubblici.
Per rispettare appieno la procedura per gli appalti pubblici, la valutazione dell’equivalenza si articola si articola in fasi ben definite:
- Presunzione di Equivalenza (Art. 3 Allegato 1.01): si presume l’equivalenza se i due CCNL (quello del bando e quello applicato dall’impresa):
- Sono stati sottoscritti congiuntamente dalle medesime organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.
- Riguardano il medesimo sottosettore.
- Il CCNL scelto dall’impresa risulta coerente con la sua dimensione o natura giuridica.
- Valutazione di Equivalenza Economica (Art. 4 Allegato 1.01): se la presunzione non è applicabile, è necessario confrontare le componenti fisse della retribuzione globale annua. Queste includono:
- Retribuzione tabellare annuale.
- Indennità di contingenza.
- Elemento Distinto della Retribuzione (EDR).
- Eventuali mensilità aggiuntive (come tredicesima e quattordicesima).
- Eventuali ulteriori indennità previste.
L’equivalenza economica è accertata solo se il valore complessivo di queste componenti nel CCNL applicato dall’impresa risulta almeno pari a quello del CCNL indicato nel bando di gara. Il caso di Pavia, con la differenza del 25%, ne è la prova lampante.
- Valutazione di Equivalenza Normativa: la valutazione delle tutele si estende anche agli aspetti normativi, come ferie, permessi, malattia e maternità. L’ANAC suggerisce che scostamenti marginali (fino a due parametri) non precludano l’equivalenza.
Cosa prevede la normativa sugli appalti pubblici per imprese e stazioni appaltanti?
Le nuove direttive impongono un cambio di rotta significativo per entrambi i soggetti coinvolti nelle procedure di appalto:
- Per le Imprese: diventa indispensabile un’analisi approfondita del proprio inquadramento CCNL e della sua adeguatezza rispetto alla propria natura giuridica e all’oggetto specifico dell’appalto. L’errata applicazione del CCNL non è più tollerata e può comportare l’esclusione dalla gara, anche dopo un’iniziale assegnazione.
- Per le Stazioni Appaltanti: l’obbligo di effettuare verifiche scrupolose sull’equivalenza delle tutele diventa prioritario. Ciò garantisce una maggiore trasparenza e, soprattutto, la tutela dei diritti dei lavoratori, elemento sempre più centrale nella normativa sugli appalti pubblici.
In conclusione, la normativa appalti pubblici sta evolvendo verso una maggiore attenzione alla qualità delle tutele contrattuali. Comprendere e rispettare questi criteri è fondamentale per la buona riuscita delle procedure e per assicurare una corretta applicazione CCNL, evitando spiacevoli esclusioni e garantendo un mercato degli appalti più equo e trasparente.