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Come ridurre il turnover del personale? Con la gamification aziendale

Il legame tra burnout e lavori ripetitivi

Ogni responsabile HR si confronta quotidianamente con un sfida cruciale: garantire che i collaboratori, specialmente in mansioni che prevedono procedure strutturate o lavori ripetitivi, acquisiscano e mantengano le conoscenze necessarie in modo efficace e duraturo. La memorizzazione di metodologie complesse porta spesso a inefficienze, errori e un elevato tasso di turnover del personale. 

Questo scenario è particolarmente critico in settori come la ristorazione, dove la velocità e la precisione sono imperative, ma il carico cognitivo e lo stress possono condurre rapidamente al burnout lavoro. 

Come possono le aziende trasformare la formazione aziendale tradizionale in un’esperienza coinvolgente e produttiva? 

“KFC: The Hard Way”: l’escape room virtuale che ha rivoluzionato la formazione

La celebre catena di fast food KFC si è trovata ad affrontare proprio queste problematiche. Nel settore del fast food, il tasso di turnover può raggiungere un’impressionante 150% negli Stati Uniti, come indicato dai dati del Bureau of Labor Statistics. Questo significa che, in media, ogni collaboratore lascia il lavoro almeno una volta all’anno, spesso a causa di condizioni lavorative stressanti e di carichi cognitivi elevati. 

Per KFC, assicurare la qualità e la coerenza del suo prodotto iconico, il pollo della ricetta originale, richiedeva un approccio innovativo alla formazione. Le metodologie tradizionali si rivelavano insufficienti di fronte alla necessità di un apprendimento memorabile e coinvolgente per un vasto numero di collaboratori. 

La soluzione? Una escape room virtuale che sfrutta la gamification aziendale per una formazione immersiva all’avanguardia. Questa escape room permette ai collaboratori di eseguire tutti i passaggi della ricetta originale del pollo fritto, passo dopo passo. Una volta eseguiti i passaggi nell’ordine giusto possono sbloccare e lasciare la stanza. 

Risultati e benefici del virtual training di KFC

L’introduzione di questo virtual training, ha permesso a KFC di: 

  • ridurre i tempi di apprendimento: la natura interattiva e visiva dell’escape room virtuale accelera l’assimilazione delle procedure complesse;
  • aumentare l’accuratezza: la necessità di completare i task in modo preciso e sequenziale riduce gli errori nella preparazione del prodotto;
  • migliorare il coinvolgimento dei collaboratori: l’aspetto ludico e sfidante della formazione immersiva contribuisce a un maggior interesse e partecipazione attiva;
  • standardizzare la qualità: ogni collaboratore apprende la ricetta nello stesso modo, garantendo coerenza del prodotto in tutte le sedi,
  • ridurre il turnover del personale: un ambiente di apprendimento più stimolante e meno stressante porta a una maggiore soddisfazione lavorativa, fungendo da argine al burnout da lavoro e incentivando la permanenza.

La formazione immersiva come nuova frontiera per l’HR

L’implementazione di questa escape room virtuale segna un punto di svolta significativo nella formazione aziendale di KFC. Non si tratta solo di una soluzione tecnologica all’avanguardia, ma di un investimento strategico che produce risultati tangibili. 

Le aziende che, come KFC, adottano il virtual training e la gamification aziendale per la formazione, dimostrano una chiara visione a lungo termine e un impegno concreto verso il benessere e lo sviluppo dei propri collaboratori. 

Questo approccio non solo riduce drasticamente il tasso di turnover e i costi ad esso associati, ma combatte anche il burnout da lavoro, creando un ambiente professionale più stimolante e gratificante.

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Normativa per appalti pubblici: Il caso Pavia alza l’asticella sull’inquadramento CCNL

Un bando, un’esclusione, un parere ANAC. È bastato questo a far entrare l’Università di Pavia nel mirino dell’attenzione pubblica sul fronte degli appalti. A febbraio 2025, l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha infatti sancito che l’assegnazione di un appalto può e deve essere revocata se il contratto collettivo applicato dall’impresa vincitrice non è coerente con la sua natura giuridica o non garantisce tutele economiche adeguate. 

La recente decisione dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), formalizzata nel parere di precontenzioso n. 32 del febbraio 2025, ha acceso un faro su una questione cruciale: la conformità del CCNL applicato da un’impresa non è più un mero dettaglio, ma un requisito essenziale per evitare esclusioni e garantire la trasparenza e la tutela dei lavoratori nelle procedure di appalto pubblico.

Il caso dell’Università di Pavia: un precedente scomodo per l’applicazione CCNL

La vicenda, che ha visto protagonista la Nuova Asac Antincendio S.r.l. e l’Università di Pavia, è un monito per tutte le imprese e le stazioni appaltanti. 

L’azienda, inizialmente aggiudicataria di una gara per la manutenzione di presìdi e impianti antincendio, è stata esclusa non per carenze tecniche, ma per un’errata applicazione del CCNL. Nonostante applicasse un contratto legittimo in generale – il CCNL Metalmeccanico Artigiani – questo non era più coerente con la sua natura giuridica, non essendo l’azienda più qualificabile come artigiana dal 2018. A rendere la situazione ancora più critica, la retribuzione garantita dal CCNL applicato era inferiore di circa il 25% rispetto al CCNL Metalmeccanico Industria richiesto nel bando. 

Questa discrepanza ha obbligato l’Università a revocare l’assegnazione, evidenziando come la normativa sugli appalti pubblici ponga una crescente attenzione non solo alla quantità del lavoro, ma soprattutto alla qualità delle tutele contrattuali garantite ai dipendenti.

I criteri rigorosi dell’ANAC: nuovi scenari per l’inquadramento del CCNL

La posizione dell’ANAC è chiara e intransigente: le Stazioni Appaltanti hanno l’obbligo di escludere le imprese che dichiarano di applicare un CCNL non conforme alla propria natura giuridica o che non assicura tutele economiche equivalente a quelle previste dal CCNL indicato nei documenti di gara. Questa direttiva rafforza i principi già sanciti dall’Art. 11 del D.Lgs. 36/2023 e dall’Allegato 1.01 del Codice dei Contratti Pubblici.

Per rispettare appieno la procedura per gli appalti pubblici, la valutazione dell’equivalenza si articola si articola in fasi ben definite:

  1. Presunzione di Equivalenza (Art. 3 Allegato 1.01): si presume l’equivalenza se i due CCNL (quello del bando e quello applicato dall’impresa):
    • Sono stati sottoscritti congiuntamente dalle medesime organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.
    • Riguardano il medesimo sottosettore.
    • Il CCNL scelto dall’impresa risulta coerente con la sua dimensione o natura giuridica.
  2. Valutazione di Equivalenza Economica (Art. 4 Allegato 1.01): se la presunzione non è applicabile, è necessario confrontare le componenti fisse della retribuzione globale annua. Queste includono:
    • Retribuzione tabellare annuale.
    • Indennità di contingenza.
    • Elemento Distinto della Retribuzione (EDR).
    • Eventuali mensilità aggiuntive (come tredicesima e quattordicesima).
    • Eventuali ulteriori indennità previste.
      L’equivalenza economica è accertata solo se il valore complessivo di queste componenti nel CCNL applicato dall’impresa risulta almeno pari a quello del CCNL indicato nel bando di gara. Il caso di Pavia, con la differenza del 25%, ne è la prova lampante.
  3. Valutazione di Equivalenza Normativa: la valutazione delle tutele si estende anche agli aspetti normativi, come ferie, permessi, malattia e maternità. L’ANAC suggerisce che scostamenti marginali (fino a due parametri) non precludano l’equivalenza.

Cosa prevede la normativa sugli appalti pubblici per imprese e stazioni appaltanti?

Le nuove direttive impongono un cambio di rotta significativo per entrambi i soggetti coinvolti nelle procedure di appalto:

  • Per le Imprese: diventa indispensabile un’analisi approfondita del proprio inquadramento CCNL e della sua adeguatezza rispetto alla propria natura giuridica e all’oggetto specifico dell’appalto. L’errata applicazione del CCNL non è più tollerata e può comportare l’esclusione dalla gara, anche dopo un’iniziale assegnazione.
  • Per le Stazioni Appaltanti: l’obbligo di effettuare verifiche scrupolose sull’equivalenza delle tutele diventa prioritario. Ciò garantisce una maggiore trasparenza e, soprattutto, la tutela dei diritti dei lavoratori, elemento sempre più centrale nella normativa sugli appalti pubblici.

In conclusione, la normativa appalti pubblici sta evolvendo verso una maggiore attenzione alla qualità delle tutele contrattuali. Comprendere e rispettare questi criteri è fondamentale per la buona riuscita delle procedure e per assicurare una corretta applicazione CCNL, evitando spiacevoli esclusioni e garantendo un mercato degli appalti più equo e trasparente.

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“Il tuo accento è carino”: la discriminazione nascosta dietro un complimento

Nel lessico aziendale di oggi, si parla sempre più spesso di diversità e inclusione, ma c’è un fenomeno sottile e spesso trascurato che continua a minare questi valori: le micro-aggressioni linguistiche.  

Sono commenti e atteggiamenti che, anche se apparentemente innocui, possono avere un impatto significativo sulla percezione di inclusione, sull’engagement e, in ultima analisi, sulla retention dei talenti. 

Per gli HR, comprendere e prevenire questi bias impliciti è cruciale per costruire ambienti lavorativi equitanti e performanti, contrastando efficacemente la discriminazione sul posto di lavoro.

Quando la discriminazione linguistica diventa un ostacolo alla diversità e all’inclusione in azienda

Per capire quanto siano radicate le micro-aggressioni linguistiche e, in più generale, la discriminazione sul lavoro, è fondamentale analizzare i dati concreti. 

Un recente studio condotto da EURAC Reaseach sull’Alto Adige ha indagato la percezione della diversità tra i lavoratori, rivelando insight preziosi per le politiche di diversità e inclusione in azienda. Sebbene il 70% degli intervistati percepisca un ambiente lavorativo variegato, quasi il 10% ha dichiarato di aver subito discriminazioni. 

Le dimensioni della diversità con cui i lavoratori si confrontano maggiormente includono la lingua (65%), l’età (55%) e la provenienza/nazionalità (52%). Le motivazioni alla base della discriminazione sul posto di lavoro sono state identificate principalmente in caratteristiche personali legate a: 

  • provenienza/nazionalità (34%): il fattore più citato, indicando come l’origine possa diventare una barriera, un aspetto cruciale anche per contrastare la discriminazione razziale sul lavoro in un contesto multiculturale,
  • genere (27,6%): le disparità di genere continuano a rappresentare un ostacolo, malgrado sforzi per promuovere le pari opportunità di lavoro, 
  • lingua (23,4%): un quarto delle discriminazioni percepite è legato alla lingua, evidenziando come l’accento o la prevalenza linguistica possano influenzare il trattamento e la percezione professionale, come nel caso degli altoatesini che si sentono sminuiti o trattati diversamente.

Uno studio del 2020 della University of Essex nel Regno Unito ha evidenziato come i candidati con accenti percepiti come “meno prestigiosi” – ad esempio, accenti regionali o working-class rispetto al “Received Pronunciation (RP)” o “accento della Regina” – abbiano una minore probabilità di ottenere un colloquio di lavoro o una promozione, nonostante qualifiche identiche a chi sfoggia un “accento prestigioso” (inteso come l’accento standard spesso associato a istruzione elevata e classi sociali agiate). 

Queste disparità sottolineano come il bias linguistico possa operare a un livello inconscio, influenzando decisioni cruciali nel ciclo di vita del lavoratore.

L’involontarietà dell’errore: quando le buone intenzioni non bastano per evitare la discriminazione sul lavoro

Spesso, queste discriminazioni sul lavoro sono involontarie, soprattutto quelle legate all’accento. Frasi come “parli meglio di come mi aspettassi” o “il tuo accento è carino” sono raramente dettati da cattiveria. Piuttosto, nascono da una curiosità fuori luogo o uno stereotipo inconscio.

Queste affermazioni rientrano nei cosiddetti bias linguistici: pregiudizi inconsci legati al modo di esprimersi o parlare di una persona. Siamo tutti influenzati da schemi mentali e preconcetti che, senza una profonda consapevolezza, possono tradursi in comportamenti non inclusivi. È facile cadere in errore: la buona intenzione, da sola, non è sufficiente a prevenire il disagio e il senso di estraneazione che queste micro-aggressioni possono generare in chi le subisce, minando la diversità e l’inclusione.

Strategie per costruire pari opportunità a lavoro e combattere la discriminazione

Fortunatamente, l’attenzione a questi temi è in crescita, e sempre più aziende stanno promuovendo programmi di formazione per sensibilizzare i propri team. Riconoscere e contrastare i bias linguistici è un passo fondamentale per valorizzare la diversità e inclusione in azienda e garantire pari opportunità.

Ma come possiamo agire concretamente per contrastare la discriminazione sul posto di lavoro?

  • Consapevolezza: diventare consapevoli dell’esistenza di questi bias e dell’impatto che possono avere sulla discriminazione sul lavoro. Approfondire la comprensione del pregiudizio linguistico è essenziale per smontare questi meccanismi.
  • Formazione specifica: le aziende devono investire in percorsi formativi mirati a educare i collaboratori sui bias linguistici, fornendo strumenti pratici per identificarli ed evitarli nel linguaggio quotidiano e nelle interazioni professionali. 
  • Cultura del rispetto e dell’ascolto: promuovere un ambiente dove ogni voce è ascoltata e valorizzata, incoraggiando un dialogo aperto e non giudicante. È fondamentale che i collaboratori si sentano liberi di esprimere il proprio disagio senza timore di ritorsioni, evitando così episodi di discriminazione razziale sul lavoro o di altro tipo.
  • Canali di segnalazione efficaci: è cruciale implementare e pubblicizzare canali di segnalazione chiari, accessibili e che garantiscano l’anonimato. I manager devono essere formati per gestire queste segnalazioni con sensibilità e competenza, contrastando ogni forma di discriminazione sul posto di lavoro.
  • Valorizzare la diversità come risorsa: la diversità linguistica non deve essere vista come un problema da “correggere”, ma come una ricchezza da celebrare. Incoraggiare l’apprendimento reciproco e la curiosità verso le diverse culture può trasformare un potenziale ostacolo in un vantaggio competitivo, rafforzando la diversità e inclusione in azienda.

Dall’awareness all’azione: l’azienda contro la discriminazione sul lavoro

Le micro-aggressioni linguistiche non sono innocue leggerezze, ma manifestazioni di bias impliciti che minano l’equità e la fiducia in azienda. Per gli HR, l’urgenza è agire con determinazione: implementare programmi di sensibilizzazione mirati, promuovere una cultura del feedback costruttivo e fornire strumenti pratici per riconoscere e correggere queste dinamiche. 

L’obiettivo è chiaro: trasformare i luoghi di lavoro in ambienti dove il merito sia l’unico criterio di valutazione e il potenziale di ogni individuo possa fiorire, eliminando proattivamente ogni forma di discriminazione linguistica e culturale.

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Iperconnessi e sull’orlo del burnout: come costruire un sano equilibrio vita lavoro

Il tema dell’equilibrio vita lavoro è sempre più attuale: i confini tra vita lavorativa e vita privata si sono fatti sempre più sfumati. Complici soprattutto la tecnologia e lo smart working, le chiamate fuori orario e le email che arrivano nel weekend possono trasformare la nostra casa in un prolungamento dell’ufficio con un orario lavorativo dilatato all’infinito.

Questa iperconnessione digitale, spesso percepita come flessibilità, può portare però a carichi di lavoro eccessivi, stress e, in casi estremi, al burnout.

La cultura dell'”always on” nasconde dietro all’efficienza un modello tossico, che spesso finisce per nuocere al benessere organizzativo e alla salute mentale delle persone.

Diritto alla disconnessione: dati, normativa europea e situazione in Italia

Di fronte a questo scenario, il diritto alla disconnessione emerge come una tutela fondamentale. Si tratta della possibilità per i lavoratori di staccare completamente dal lavoro al di fuori dell’orario stabilito, proteggendo il loro tempo libero e i momenti dedicati al riposo e alla sfera personale. Questo diritto mira a ottenere un vero equilibrio vita lavoro, bilanciando la flessibilità lavorativa con la tutela della salute mentale e fisica. 

I dati parlano chiaro: circa il 48% dei lavoratori dichiara di affrontare il burnout sul lavoro.

A livello europeo, il Parlamento ha già inviato la Commissione a proporre una direttiva per garantire questo diritto a tutti i lavoratori. Paesi come Francia, Spagna, Belgio e Germania hanno già introdotto normative specifiche, spesso integrate nei contratti collettivi. Il panorama, tuttavia, evidenzia ancora la necessità di un’azione concreta. 

Il diritto alla disconnessione in Italia, invece, è stato riconosciuto per la prima volta con la Legge n.81 del 2017 sullo Smart Working, che prevede che le modalità di disconnessione debbano essere definite negli accordi tra datore di lavoro e collaboratore. Tuttavia, non esiste ancora una legge specifica e onnicomprensiva. 

Data la forte crescita di attenzione verso questo tema, è in discussione al Senato una proposta di Legge (Ddl n.1290, “Lavoro, poi stacco”) che mira a introdurre due pilastri fondamentali: 

  • almeno 12 ore di riposo tra un turno e l’altro,
  • il divieto di ricevere comunicazioni lavorative (email, messaggi, chiamate) al di fuori dell’orario canonico. 

Questa proposta intende estendere tali tutele alle aziende con più di 15 collaboratori, includendo anche lavoratori autonomi e professionisti. In caso di violazione della normativa, è prevista una sanzione amministrativa da 500€ a 3.000€ per i datori di lavoro. 

Pratiche utili per implementare il diritto alla disconnessione

Per migliorare il benessere organizzativo e l’equilibrio vita lavoro, le aziende possono adottare diverse pratiche concrete:

  • definire orari chiari: è fondamentale stabilire con precisione gli orari di lavoro e i periodi di non reperibilità, comunicandoli in modo univoco a tutti;
  • strumenti di comunicazione dedicati: l’utilizzo di piattaforme e canali di comunicazione aziendali che consentono di programmare l’invio di messaggi ed email solo durante l’orario lavorativo;
  • formazione e sensibilizzazione: educare i collaboratori e manager sull’importanza della disconnessione e sui rischi dell’iperconnessione promuove una cultura più sana e consapevole del rispetto dei tempi di riposo;
  • leadership d’esempio: i dirigenti devono essere i primi a rispettare il diritto alla disconnessione, evitando di inviare comunicazioni fuori l’orario di lavoro e incoraggiando anche i propri team a fare lo stesso;
  • politiche aziendali specifiche: inserire nei regolamenti aziendali clausole che rafforzino il diritto alla disconnessione, prevedendo eccezioni solo per emergenze reali e ben definite,
  • monitoraggio e feedback: raccogliere feedback dei collaboratori è utile per capire l’efficacia delle misure adottate e apportare eventuali miglioramenti. 

I benefici strategici di un giusto work-life balance

Promuovere una cultura del rispetto dei tempi di disconnessione non favorisce solo un giusto equilibrio vita lavoro, ma genera valore duraturo per l’intera organizzazione

Un work-life balance adeguato si riflette direttamente sulla qualità del lavoro e sulla soddisfazione dei lavoratori. Un team che può rigenerarsi è:

  • più produttivo: collaboratori riposati e meno stressati lavorano meglio;
  • più motivato: il rispetto del tempo del personale aumenta la soddisfazione e l’impegno,

più resiliente: si riducono i fenomeni di burnout, assenteismo e turnover, contribuendo a un ambiente di lavoro più sano e proficuo.

Il benessere organizzativo passa dalla disconnessione

L’equilibrio vita lavoro è un fattore chiave per il successo aziendale, e la possibilità di staccare davvero è un pilastro fondamentale per costruirlo. È una scommessa sulla qualità del lavoro, che si traduce in un benessere organizzativo diffuso e sostenibile.

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Digitalizzare le HR in azienda con CCNL Commercio: il caso FESTO

Nell’era della trasformazione digitale, la gestione delle risorse umane si trova di fronte a sfide senza precedenti. Come possono le aziende, soprattutto colossi globali, adattarsi rapidamente a un mercato in continua evoluzione? 

La risposta di Festo SE & Co. KG, leader mondiale dell’automazione, è stata chiara: affidarsi a un partner strategico per trasformare la propria gestione delle risorse umane. Questa non è solo una storia di successo, ma un vero e proprio viaggio alla scoperta di come l’innovazione HR possa diventare la chiave per sbloccare nuove opportunità e superare le sfide del mercato, 

Siete curiosi di scoprire come Festo ha intrapreso questo percorso? 

Quando la crescita richiede nuove soluzioni: le esigenze di Festo

Festo SE & Co. KG, fondata nel 1925, è molto più di un’azienda: è un simbolo dell’eccellenza tedesca nell’automazione. Presente in 176 paesi con oltre 21.000 collaboratori, Festo fornisce tecnologie all’avanguardia in oltre 35 settori. 

Ma Festo non è solo numeri e tecnologia: l’azienda pone una forte enfasi sulla formazione e lo sviluppo, come dimostra l’attività di Festo CTE, la sua accademia di formazione italiana. 

Festo si è trovata di fronte a sfide cruciali: 

  • Gestire l’espansione aziendale con processi HR efficienti e scalabili
  • Complessità del mercato: conciliare le esigenze di un’organizzazione globale con le specificità del mercato locale
  • Trovare il partner giusto: individuare un fornitore non solo competente, ma anche capace di anticipare le esigenze future

Festo, conoscendo già le soluzioni Zucchetti, cercava un partner che andasse oltre la semplice fornitura di software. Voleva una struttura elastica, un supporto consulenziale proattivo e una capacità di implementazione rapida.

L’impatto concreto delle soluzioni P&S People Solutions

La partnership tra Festo e P&S ha generato vantaggi significativi, che vanno oltre la semplice ottimizzazione dei costi: 

  • Efficienza operativa ottimizzata: l’automazione dei processi ha ridotto i tempi di gestione delle attività HR, eliminato gli errori e liberato le risorse per attività a maggior valore aggiunto.
  • Decisioni basate sui dati: l’accesso a dati HR accurati e in tempo reale ha permesso a Festo di prendere decisioni più informate e strategiche. 
  • Employee experience migliorata: la facilità di utilizzo delle soluzioni, in particolare l’app mobile, ha migliorato la soddisfazione dei lavoratori e ha favorito l’engagement.
  • Welfare aziendale potenziato: il servizio DoubleYou ha permesso a Festo di offrire un welfare personalizzato e flessibile, rispondendo alle esigenze individuali dei collaboratori e migliorando il clima aziendale. 
  • Partner affidabile e competente: Festo ha trovato in P&S un partner che comprende le sue esigenze, anticipa le sfide e offre soluzioni innovative su misura.

Trasformare l’HR in un vantaggio competitivo: l’insegnamento di Festo

La case history di Festo è un esempio di come l’innovazione HR possa generare un vantaggio competitivo significativo e duraturo. Se siete interessati a scoprire come trasformare la vostra gestione delle risorse umane, vi invitiamo a scaricare il PDF.

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Diversity management: opportunità e sfide

Come creare un ambiente inclusivo che valorizzi la cultural diversity?

Il panorama lavorativo italiano è sempre più caratterizzato da una eterogeneità dei propri team. Le aziende oggi si trovano a integrare nei propri team professionisti provenienti da ogni angolo del globo. Sono individui con un bagaglio culturale, linguistico e religioso differenti. Questa “cultural diversity” è, di fatto, una sfida gestionale importante. 

L’assunzione di dipendenti stranieri si configura così come un’arma a doppio taglio per la multiculturalità: da un lato, promette un arricchimento in termini di prospettive e competenze, aprendo le porte a una cultura aziendale più dinamica e internazionale; dall’altro, impone la necessità di gestire complessità pratiche e normative legate a permessi di soggiorno, barriere linguistiche e integrazione nell’organizzazione aziendale. 

La multiculturalità nelle aziende italiane

Le stime della Fondazione ISMU ETS al 1° gennaio 2024 indicano una presenza di stranieri in Italia che si attesta intorno a 5 milioni e 755mila unità. 

Questo scenario, come evidenziato da precedenti rapporti ISMU e dall’analisi del progetto DimiCome – acronimo di Diversity Management e Integrazione: Competenze dei Migranti nel mercato del lavoro – impone alle aziende di considerare il diversity management non come un’opzione, ma come un elemento fondamentale per la propria operatività e competitività.  

Le sfide interculturali: il ruolo della diversità e inclusione in azienda

Il ruolo della diversità e inclusione in azienda è cruciale: da un lato porta ricchezza, dall’altro può innescare frizioni derivanti da incomprensioni linguistiche, differenze nelle concezioni gerarchiche o nelle modalità decisionali, nella gestione del tempo e del rischio, o persino nelle abitudini alimentari e nell’osservanza di festività religiose.  

In settori come l’edilizia, ad esempio, caratterizzati spesso da un’alta presenza di lavoratori stranieri, queste dinamiche di cultural diversity possono essere particolarmente accentuate. In questi contesti si riscontra spesso una minore frequenza di interventi aziendali strutturati per favorire l’integrazione e la comprensione reciproca, spesso perché la sensibilità aziendale è poco ricettiva e il valore del singolo come persona viene poco considerato. 

In molti contesti operativi, ancora oggi stereotipi e pregiudizi continuano a influenzare negativamente l’esperienza lavorativa. Un peccato, perché a risentirne è soprattutto l’efficienza aziendale. 

Valorizzare ogni differenza: strategie per un efficace diversity management

Trasformare le sfide in opportunità richiede un approccio aziendale olistico che parta dal riconoscimento e dall’accettazione della diversità in azienda, integrato in un piano di diversity management ben definito. È fondamentale, quindi, investire nell'”intelligenza culturale” delle proprie risorse.  

A livello operativo, la diversità e inclusione in azienda si traduce nell’implementazione di: 

  • programmi di formazione mirati a sviluppare la consapevolezza interculturale;
  • fornitura di strumenti per interpretare comportamenti differenti;
  • tempo dedicato all’ascolto delle esigenze dei lavoratori;
  • form di raccolta dati e commenti con interviste,
  • flessibilità nella ricerca di soluzioni organizzative.  

Diverse culture significa anche diversi approcci alla quotidianità. È importante tenere conto: 

  • delle diverse concezioni del rapporto gerarchico;
  • dell’organizzazione del tempo;
  • della gestione del rischio,
  • delle diverse modalità di espressione dei bisogni.  

In concreto, un piano di diversity management definito può tradursi in un’organizzazione specifica e armonica di schemi che tengano conto di: 

  • una maggiore flessibilità degli orari di lavoro;  
  • l’adeguamento dei menù delle mense aziendali per rispettare le diverse tradizioni alimentari,
  • una diversa gestione delle festività religiose.  

Le aziende che adottano queste strategie inclusive fanno passi avanti nell’organizzazione, migliorando la competitività, avendo vantaggi nei percorsi di internazionalizzazione e nelle strategie commerciali, e favoriscono l’apprendimento reciproco e il cambiamento.  

Questo può avvenire sia attraverso processi formali che informali, con momenti dedicati al racconto dei paesi di origine, promuovendo l’empatia e la comprensione tra colleghi.  

Dalla cultural diversity al vantaggio competitivo

Superare la gestione passiva della multiculturalità e abbracciare attivamente la DEI (Diversità, Equità e Inclusione) si traduce in un vantaggio competitivo concreto, supportato da solide strategie di diversity management. Lo studio ISMU-FAMI evidenzia come l’inclusione di lavoratori stranieri migliori l’organizzazione e la competitività, con ricadute positive anche sui percorsi di internazionalizzazione. 

La diversità apporta ricchezza di prospettive, stimola la creatività e potenzia le capacità di problem solving, elementi chiave per un cultural diversity efficace. Per non parlare della possibilità di attirare e mantenere i talenti migliori, i quali saranno affascinati dalla prospettiva di poter esprimere le loro potenzialità in un ambiente privo di pregiudizio.

Diversità e inclusione in azienda: chiave per l’innovazione e la competitività 

La diversità e inclusione in azienda non è più un aspetto marginale, ma un elemento intrinseco del tessuto socio-economico italiano. Le aziende che sapranno superare la visione della multiculturalità come una mera “conseguenza ineluttabile” e abbracciarla come una vera e propria risorsa strategica, attraverso efficaci politiche di diversity management, saranno quelle in grado di prosperare in un mercato globale sempre più interconnesso. 

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Somministrazione illecita di manodopera: scopri i rischi e come evitarli

Appalti e contratti fittizi: scopri il caso Kuehne+Nagel e Iperal Supermercati

L’inchiesta su Kuehne+Nagel e Iperal Supermercati, per presunta somministrazione illecita di manodopera e irregolarità fiscali, evidenzia una problematica seria nel panorama lavorativo italiano. 

Al centro dell’indagine, un presunto sistema di somministrazione di lavoro illecita e irregolarità fiscali di proporzioni allarmanti, quantificate in un sequestro di beni da 33 milioni di euro. L’ipotesi degli inquirenti è quella di una frode fiscale orchestrata attraverso appalti e contratti di lavoro fittizi.

Le indagini, concentrate sul periodo 2020-2024 e scandite da perquisizioni nelle sedi aziendali, dipingono uno scenario in cui l’emissione di fatture false e la stipula di questi contratti avrebbero consentito di eludere il fisco e i contributi sociali. 

L’inchiesta potrebbe portare alla regolarizzazione di migliaia di lavoratori precedentemente invisibili agli occhi della legge. 

Rischi di somministrazione di lavoro irregolare: lavoratori vulnerabili e aziende sotto attacco

Cosa si cela realmente dietro la facciata di alcuni appalti?

La somministrazione illecita di manodopera non è un reato senza vittime. I lavoratori si ritrovano privati delle tutele più elementari: assenza di garanzie in caso di malattia, maternità, disoccupazione o infortuni. La mancanza di un contratto regolare si traduce in retribuzioni inadeguate e, soprattutto, nella sottrazione di un futuro previdenziale. Condizioni di lavoro precarie e standard di sicurezza inesistenti completano un quadro desolante.

Ma anche le aziende che imboccano la strada degli appalti e contratti irregolari corrono rischi enormi. Oltre alle pesanti sanzioni amministrative e penali previste dalla legge, la responsabilità solidale le espone a dover rispondere in prima persona degli obblighi retributivi e contributivi dei lavoratori somministrati illecitamente. E il danno reputazionale, spesso sottovalutato, può rivelarsi una ferita difficilmente rimarginabile, minando la fiducia di clienti e partner. La somministrazione irregolare, alimentata talvolta da cooperative di lavoro compiacenti, non è una semplice violazione burocratica: è un attacco ai diritti fondamentali e una mina vagante per la credibilità aziendale.

Trasparenza e legalità negli appalti e contratti: affidati a esperti nel settore

Come evitare di cadere nella trappola della somministrazione illecita di manodopera? 

La risposta è chiara: trasparenza e rispetto rigoroso delle normative che regolano la somministrazione di lavoro. Per le aziende, ciò significa un’analisi scrupolosa della regolarità degli appalti, una verifica costante del possesso di tutte le autorizzazioni necessarie e la garanzia che ogni contratto stipulato sia in piena aderenza alla legge.

In questo scenario complesso, affidarsi a professionisti esperti nella somministrazione e nella gestione degli appalti e contratti non è un lusso, ma una necessità. Consulenti qualificati possono fornire la bussola per orientarsi nelle molteplicità di regole e adempimenti, prevenendo il rischio di sanzioni e costruendo un ambiente di lavoro etico e pienamente conforme alla legge. 

Una gestione trasparente e legale non è solo un imperativo normativo, ma il fondamento di un business responsabile e sostenibile, che tutela sia l’azienda che i suoi lavoratori.

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La realtà virtuale al servizio della formazione aziendale innovativa

La realtà virtuale come supporto formazione e lavoro: un binomio vincente

In un mondo del lavoro in continua evoluzione, introdurre la formazione aziendale innovativa è una necessità particolarmente sentita dalle aziende. Immagina un apprendimento che non ti fornisca solo le informazioni, ma ti catapulti fisicamente nella lezione, rendendola una vera e propria esperienza sensoriale. 

È qui che la tecnologia, e in particolare la realtà virtuale (VR), diventa un vero e proprio supporto alla formazione e al lavoro, riscrivendo le regole della formazione aziendale.

Scopriamo come. 

Quando la tradizionale formazione lavoro incontra i suoi limiti

Ammettiamolo: spesso, la formazione tradizionale può sembrare un ostacolo più che un trampolino di lancio. Metodi obsoleti, lezioni frontali monotone e la difficoltà nel mantenere alta l’attenzione dei partecipanti sono sfide comuni. 

Il risultato? Un apprendimento superficiale, che raramente si traduce in competenze pratiche durature.

La verità è che impariamo meglio facendo.: più una formazione è esperienziale, meglio si ottengono i requisiti desiderati. Ma come rendere ogni sessione di formazione un’esperienza coinvolgente? I metodi tradizionali, pur avendo la loro validità, spesso faticano a offrire questa immersione necessaria e non rendono la formazione aziendale innovativa.

Un esempio di formazione aziendale innovativa: il caso Walmart e la formazione con la VR

Nel 2017, Walmart ha introdotto i visori VR Oculus Rift nelle loro Walmart Academies, compiendo un salto nel futuro della formazione. Ma non si è fermata qui: il successo è stato tale da spingere l’azienda a fornire i visori VR a tutti i suoi punti vendita, portando questa formazione aziendale innovativa a oltre un milione di collaboratori. 

Quali sono stati i vantaggi specifici riscontrati da Walmart? 

I risultati parlano chiaro: un aumento dei punteggi dei test dei collaboratori tra il 5% e il 15%. Inoltre, la realtà virtuale ha permesso di sostituire moduli di apprendimento da 30-40 minuti con sessioni immersive di soli 3-5 minuti, mantenendo (e spesso superando) l’efficacia.

Il segreto? La capacità della VR di rendere l’apprendimento profondamente coinvolgente e interattivo. Come sottolinea un direttore delle Walmart Academies, “il bello della realtà virtuale è la sua capacità di rendere l’apprendimento esperienziale”. La VR permette di ricreare scenari sicuri che sarebbero impossibili o troppo costosi da simulare nella realtà, consentendo ai lavoratori di esercitarsi senza timore di commettere errori. Questo approccio non solo aumenta la fiducia, ma anche la loro fidelizzazione. Persino chi ha solo osservato altri interagire ha mostrato un aumento del grado di fidelizzazione.

Walmart utilizza la VR in diverse aree cruciali: dall’apprendimento di nuove tecnologie alle soft skills come l’empatia, fino al servizio clienti e alla conformità. In particolare, si è rivelata uno strumento molto efficace nell’implementazione di nuove tecnologie, permettendo ai collaboratori di formarsi in autonomia, senza la necessità di un istruttore fisico.

Un concreto supporto alla formazione e lavoro con la realtà virtuale

L’esempio di Walmart è solo la punta dell’iceberg. Rendere la formazione aziendale innovativa con l’utilizzo della tecnologia porta con sé una serie di benefici:

  • Miglioramento dell’engagement e della partecipazione: i tuoi collaboratori non saranno distratti. La VR formazione cattura l’attenzione in modo unico, rendendo l’apprendimento un’esperienza attiva e stimolante;
  • Simulazione di scenari reali in un ambiente sicuro: che si tratti di gestire situazioni di emergenza o di interagire con clienti difficili, la VR permette di esercitarsi senza rischi;
  • Personalizzazione dei percorsi formativi: la tecnologia consente di adattare i percorsi formativi  alle esigenze specifiche di ogni collaboratore, massimizzando l’efficacia dell’apprendimento,
  • Monitoraggio e valutazione più efficaci: tracciare i progressi e identificare le aree di miglioramento diventa più semplice e preciso.

Investire nella formazione dei collaboratori è fondamentale per rimanere competitivi in un mercato dinamico. Sfruttare i benefici introdotti dalla tecnologia e gli upgrade formativi che è possibile fare in questo contesto significa dotare i propri lavoratori delle competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro, migliorare la produttività e promuovere un ambiente di lavoro positivo e collaborativo. Le tecnologie immersive promuovono la formazione aziendale innovativa, rendendo i collaboratori più attivi e più coinvolti, migliorando significativamente il livello di apprendimento rispetto ai metodi tradizionali.

Accogli a braccia aperte la realtà virtuale nella formazione!

La realtà virtuale non è più fantascienza, ma uno strumento concreto e potente che sta trasformando la formazione aziendale. L’esperienza di Walmart dimostra chiaramente come l’innovazione tecnologica possa superare i limiti dei metodi tradizionali, offrendo un apprendimento più efficace, coinvolgente e duraturo.

Ti invitiamo a riflettere: qual è lo spazio per una formazione aziendale innovativa nella tua realtà aziendale?

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Gestione e archiviazione documenti con firma digitale: tutto quello che devi sapere

L’archiviazione di documenti con firma digitale rappresenta un passo essenziale per le aziende, in particolare per i reparti HR, che vogliono migliorare l’efficienza operativa e ridurre l’uso della carta. Questo processo consente di trasformare i documenti cartacei in file digitali, eliminando gli archivi fisici ingombranti e facilitando una gestione più veloce e sicura delle informazioni.

Grazie a software avanzati per l’archiviazione sostitutiva, il reparto HR può automatizzare l’organizzazione dei file relativi ai dipendenti, migliorando accessibilità, conformità normativa e sicurezza. Questi strumenti offrono funzionalità come:

  • Archiviazione sicura e protetta
  • Classificazione ed etichettatura
  • Firma digitale per contratti e documenti aziendali
  • Ricerca e recupero immediato
  • Conformità normativa
  • Controllo degli accessi ai documenti sensibili

La digitalizzazione consente quindi di passare dal cartaceo al digitale e di gestire i file in modo più efficiente, ottimizzando il flusso di lavoro HR. Se vuoi approfondire il tema dell’archiviazione digitale, leggi il nostro articolo completo qui: Archiviazione digitale dei documenti.

I vantaggi dell’archiviazione digitale per l’HR

L’archiviazione digitale offre numerosi vantaggi ai reparti HR, semplificando la gestione dei documenti del personale. Vediamo i principali:

  • Accesso rapido e semplificato: ogni documento, dai contratti di assunzione ai cedolini, è facilmente reperibile con pochi clic, evitando lunghe ricerche nei fascicoli cartacei.
  • Condivisione immediata: i file digitali possono essere inviati a dipendenti, responsabili e consulenti esterni in tempo reale e in totale sicurezza.
  • Automazione dei processi: la gestione di contratti, richieste ferie, documenti fiscali e valutazioni delle performance diventa più rapida ed efficiente.
  • Backup e sicurezza: gli archivi digitali sono crittografati e protetti da password, garantendo il rispetto delle normative sulla privacy (GDPR).
  • Ottimizzazione dello spazio: eliminando i documenti cartacei, si riduce la necessità di spazi fisici per l’archiviazione.
  • Riduzione dell’impatto ambientale: meno stampe significano meno spreco di carta, contribuendo alla sostenibilità aziendale.

Firma digitale: cos’è e perché è essenziale

L’archiviazione documenti con firma digitale è un metodo sicuro di autenticazione che utilizza la crittografia per legare il firmatario al documento firmato. Si basa su un certificato digitale, rilasciato da un’autorità di certificazione (CA), che conferma l’identità del firmatario e garantisce l’integrità del documento.

Questa tecnologia è fondamentale per i reparti HR perché permette di:

  • Autenticare i firmatari in modo sicuro.
  • Garantire l’integrità dei documenti, evitando alterazioni dopo la firma.
  • Rendere più efficienti i processi aziendali, come la firma digitale di contratti, lettere di incarico e documenti di policy aziendale.
  • Ridurre il consumo di carta, migliorando l’impronta ecologica dell’azienda.

Firma Digitale vs Firma Elettronica

Sebbene spesso usate come sinonimi, firma digitale e firma elettronica non sono la stessa cosa:

  • Firma digitale: utilizza la crittografia e ha un valore legale più forte, garantendo sicurezza e autenticità.
  • Firma elettronica: è un metodo più semplice per manifestare il proprio assenso a un documento, ma non offre lo stesso livello di sicurezza della firma digitale.

Perché scegliere un servizio di archiviazione sostitutiva con firma digitale?

Un software per archiviare i documenti con firma digitale consente ai reparti HR di gestire al meglio la documentazione aziendale, garantendo efficienza, sicurezza e conformità normativa.

Grazie alla Firma Digitale Zucchetti, il reparto HR può firmare documenti in modo rapido e sicuro, con valore legale, evitando stampe inutili e risparmiando tempo e spazio.

Scopri subito come velocizzare tutti i tuoi processi HR con la firma digitale!

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Analisi dei costi del personale: perché è importante

L’attività di analisi costi del personale diventa una priorità per ogni azienda, soprattutto in un mercato sempre più competitivo. L’analisi consente di avere una visione chiara dei costi da sostenere per il personale per comprendere al meglio il funzionamento della propria azienda. In questo modo è possibile intervenire tempestivamente dove necessario.

Grazie al report del consuntivo budget quest’attività è semplificata: le aziende possono monitorare, analizzare e ottimizzare questa voce di spesa, ottenendo vantaggi anche per la gestione aziendale e favorire decisioni strategiche.

Continuando a leggere, scopriremo come l’analisi dei costi del personale semplifica la vita delle aziende.

I vantaggi del report del budget del personale

Il report del budget del personale è la pianificazione dei costi legati alle risorse umane, basata su previsioni per l’anno fiscale. Questo documento non è un semplice documento tecnico, ma un supporto operativo e strategico che semplifica la gestione aziendale. 

Il report consuntivo budget permette di prevedere l’andamento del costo del lavoro, individuando le possibili criticità. In particolare, un report ben strutturato consente di: 

  1. Controllare gli scostamenti tra i costi effettivi e quelli pianificati, individuando eventuali anomalie o inefficienze.
  2. Supportare la pianificazione strategica grazie a una visione chiara e precisa dei costi, sia a livello mensile che annuale.
  3. Migliorare la sostenibilità economica dell’azienda, ottimizzando la gestione delle risorse e prevedendo eventuali interventi correttivi.

Perché l’outsourcing del budget è una scelta strategica?

Un’opzione sempre più scelta dalle aziende è l’outsourcing del budget e dei costi del personale, come proposto da soluzioni leader di mercato. Questo approccio consente di affidare a partner qualificati la gestione delle attività più complesse, con numerosi vantaggi:

  • Risparmio di tempo: i professionisti del settore si occupano di analizzare i costi del personale e realizzare il report del consuntivo, lasciando all’azienda il tempo per concentrarsi sul suo core business.
  • Assistenza continua: grazie a sistemi avanzati come quelli offerti da Zucchetti, si ha un supporto costante nella gestione dei dati e nelle analisi.
  • Massima precisione: gli strumenti utilizzati garantiscono un controllo puntuale dei costi, minimizzando scostamenti sul budget del personale e imprevisti.

Scegli il software budget del personale P&S People Solutions

Grazie alla nostra soluzione, potrai avere un’ottimizzazione dei costi del personale consentendoti di avere: 

  • Dati precisi e integrabili: Strumenti come il software budget del personale P&S permettono di quadrare il report consuntivo budget con la contabilità e di esportarlo in formati come PDF o CSV, pronti per essere utilizzati nei processi decisionali.
  • Riduzione dei rischi: grazie all’automazione e all’accuratezza dei dati, si eliminano errori manuali che possono compromettere la qualità delle analisi.
  • Analisi personalizzate: ogni azienda ha esigenze diverse; per questo, il report può essere personalizzato per adattarsi al periodo o al livello di dettaglio richiesto.

In conclusione, il report sulle analisi dei costi del personale rappresenta, non solo una buona pratica, ma un vero e proprio strumento essenziale per la crescita dell’azienda. 

Con il software budget del personale P&S People Solution è possibile ottimizzare i processi, ridurre i rischi e migliorare la pianificazione economica. 

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