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Consulente del lavoro: quando e a chi serve

Il  consulente del lavoro è quell’alleato strategico che ti aiuterà ad affrontare senza timori l’universo complesso delle questioni giuslavoristiche. Questo professionista offre un supporto completo all’azienda, garantendo una gestione a regola d’arte dei rapporti con i sindacati e gli enti preposti. Ma non solo: il  consulente del lavoro si occupa anche di affrontare i delicati licenziamenti collettivi, risolvere dubbi e problemi legati all’inquadramento contrattuale e guidare l’azienda attraverso procedure amministrative, fiscali e giuridiche.

Affidandoti a questo esperto potrai concentrarti sulla crescita e il successo della tua azienda, mentre lui si occuperà di tutelare i tuoi interessi.

Quali servizi offre il consulente del lavoro

I servizi che i consulenti del lavoro offrono sono molteplici, di seguito te ne riportiamo alcuni:

  • Offrire assistenza e formazione al personale aziendale
  • Gestire i crediti
  • Assistenza in caso di controversie
  • Gestione delle risorse umane
  • Offrire consulenza tecnica per contrasti tra impresa e lavoratore
  • Offrire consulenza tecnica per risolvere controversie extragiudiziali
  • Stipulazione di contratti del lavoro
  • Trasmissione delle dichiarazioni fiscali
  • Certificazioni di qualità per aziende
  • Adempiere agli obblighi di natura fiscale previsti dalla legge.

Che differenza c’è tra il commercialista e il consulente del lavoro

La differenza fondamentale tra la figura del commercialista e del consulente del lavoro riguarda principalmente l’orientamento professionale di queste due figure.

Se i consulenti del lavoro si focalizzano principalmente sulla gestione delle dinamiche lavorative e del personale, il commercialista si dedica prevalentemente a tutti gli aspetti fiscali, contabili, societari e gestionali. Il ruolo dei consulenti del lavoro prevede, infatti, la gestione diretta delle comunicazioni con importanti enti come INPS, INAIL e Centri per l’Impiego.

D’altra parte, il commercialista svolge un’attività di servizio e consulenza rivolta alle imprese o privati, in ambiti diversi, tra cui adempimenti fiscali, come la compilazione della dichiarazione dei redditi, attività contabili come la tenuta dei registri contabili e redazione dei bilanci, diritto societario come la costituzione di società o la definizione dello statuto, nonché diritto fallimentare e del lavoro.

I vantaggi di avere un consulente del lavoro al tuo fianco

L’affidamento della propria azienda nelle mani esperte di un  consulente del lavoro ti permetterà di ottenere diversi vantaggi dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro.

Grazie a questi esperti sarai sempre aggiornato in maniera tempestiva sulle novità retributive e fiscali.

Scegli la consulenza del lavoro P&S STP

I consulenti del lavoro P&S STP rappresentano una garanzia di affidabilità, professionalità, competenza e conoscenza approfondita delle tematiche normative che ad oggi sono sempre più specifiche e complicate.

Scegliendo la  consulenza del lavoro P&S STP avrai un rapporto costante e continuo ottenendo risposte, chiarimenti, pareri sulle diverse tipologie di normative (generale, tributaria, fiscale, previdenziale e assistenziale). Inoltre, questi esperti ti semplificheranno la gestione amministrativa della tua azienda e potrai contare su un team strutturato che risponde alle tue esigenze in tempi brevi con il massimo dell’efficienza.

Contattaci e studieremo insieme la tua situazione aziendale per ottimizzarla al meglio.

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Software di gestione flotte aziendali: come scegliere quello giusto per te

Se hai il timore di non saper controllare tutti gli aspetti legati alla gestione dei veicoli, ti presentiamo il software di gestione flotte aziendali adatto alle tue esigenze.

In questo articolo andremo ad approfondire la tematica legata alla gestione per flotta aziendale, detta anche Fleet Management, con la quale si intendono tutte le attività di natura finanziaria, amministrativa, logistica, manutentiva e strategica.

Grazie all’introduzione di software di gestione flotta aziendale, queste attività sono ormai del tutto digitalizzate permettendo così una visione completa di tutti i veicoli, relativi parametri di performance e controllo.

Cosa significa ottimizzare la gestione per flotta aziendale

L’ottimizzazione della gestione della flotta aziendale consiste nell’aumentare l’efficienza dell’utilizzo dei veicoli e nel minimizzare i costi associati alla loro gestione.

L’obiettivo dell’ottimizzazione è quello di tenere sotto controllo tutti gli aspetti legati alla manutenzione, alla formazione dei conducenti e all’analisi dei dati.

Tramite l’ottimizzazione della flotta si noterà un miglioramento della produttività, della sicurezza dei conducenti e dei veicoli stessi.

Quali sono i vantaggi di un buon software per le flotte aziendali

Implementando un buon software di gestione flotte aziendali potrai beneficiare di una molteplicità di vantaggi, come:

  1. Geolocalizzazione e monitoraggio delle attività del veicolo: strumenti satellitari installati direttamente sul veicolo che ti permetteranno di visionare, monitorare e gestire tutte le attività tramite un’unica piattaforma attiva 24h24;
  2. Analisi KPI e l’organizzazione delle tratte: grazie alla raccolta dei dati di viaggio si creerà un’analisi dei fattori KPI tramite i quali è possibile pianificare, controllare e visionare tutte le azioni dell’autista, come consumi, tempistiche. Grazie a questi report sarà possibile acquisire dati utili per ottimizzare il rendimento della flotta aziendale;
  3. Manutenzione e gestione dei mezzi continua: grazie al software potrai programmare ogni attività di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, come la sostituzione pneumatici, revisioni ecc;
  4. Supporto immediato ai conducenti e alla flotta: in caso di sinistri o guasti al motore, il software flotte aziendali invierà un avviso istantaneo alla centrale operativa, grazie al sistema di segnalazione automatica delle anomalie. Questo consentirà sia all’autista che all’azienda di gestire il tutto con tempestività e sicurezza.
  5. Gestire con sicurezza lo stile di guida: la soluzione monitora lo stile di guida dei driver, controllando i km percorsi, l’andamento durante la guida, e così via. Queste informazioni possono diventare parte integrante di una strategia aziendale che vada ad informare i driver circa le attenzioni da seguire durante la guida, così da sviluppare una pianificazione più sostenibile delle tratte.
  6. Sincronizzazione con cronotachigrafi: questa sincronizzazione permetterà di consultare tutti i dati archiviati in qualsiasi momento, evitando quindi il rientro in azienda degli autisti per scaricare i dati.

Come scegliere il miglior software di gestione per la tua Flotta Aziendale

Per poter facilitare la gestione per la tua Flotta Aziendale ti presentiamo la soluzione adatta a questa esigenza: il Software ZCarfleet Zucchetti che ti darà un grande supporto nella gestione innovativa della flotta aziendale.

È la soluzione che assicura un’organizzazione ottimale e il controllo dei processi di gestione della flotta per offrirti un servizio puntuale all’interno dell’azienda e contenere i costi.

Contattaci e scopri tutti i vantaggi del nostro software di gestione flotte aziendali.

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Welfare aziendale: il portale che migliora l’azienda

Se lo stress nella tua azienda è in aumento, non temere, abbiamo l’asso nella manica: il welfare aziendale.

Nel momento in cui la necessità di migliorare il benessere dei dipendenti diventa la tua priorità, il welfare aziendale è la risposta giusta. Parliamo di tutte le iniziative, insieme di benefit e prestazioni non monetarie che hanno un unico scopo: migliorare il clima aziendale e aumentare notevolmente la produttività.

Quali sono i benefici dei servizi welfare?

Adottare un portale per il welfare aziendale è molto vantaggioso, in quanto i servizi offerti ricadranno positivamente sia sull’azienda che sul lavoratore, come possiamo notare di seguito:

  • maggiore soddisfazione e motivazione delle risorse;
  • il clima aziendale sarà più positivo e aumenterà il benessere generale;
  • si aumenterà la capacità di attrarre i talenti;
  • miglior Brand Image e Brand Reputation;
  • diminuzione di assenteismo e turnover;
  • calo significativo dello stress da lavoro correlato;
  • diminuzione del cuneo fiscale per aziende e lavoratori, in quanto non ci sarà tassazione sul welfare aziendale.

Tassazione welfare aziendale: come funziona

La tassazione è un punto dolente per le aziende, ma con il welfare aziendale non ci saranno questi problemi in quanto non vengono applicati IRPEF e contributi. È uno ottimo strumento per le aziende le quali risparmiano sia economicamente che fiscalmente.

Secondo quanto decreta la Legge n.208/2015, dobbiamo precisare però che non tutti i welfare benefit rientrano nei limiti fiscali e, se oltrepassano le soglie previste, occorrerebbe versare i contributi con l’imponibile stabilita.

Inoltre, la detassazione avviene anche nel momento in cui si tratti di premio di risultato, solo però se il dipendente decide di convertirlo in welfare aziendale, poiché se preferisce ricevere il premio in denaro risulterà tassato con aliquota pari al 5% nel 2023.

Implementare facilmente un portale welfare aziendale

Con P&S People Solution non è mai stato così facile. Il portale welfare aziendale può essere gestito in diversi modi: tramite un proprio ufficio dedicato oppure tramite un provider esterno come il nostro portale dedicato ZWelfare Zucchetti.

Nel momento in cui verrà implementata la piattaforma per il welfare aziendale ZWelfare, l’azienda non dovrà fare altro che caricare la somma scelta sul portale e spetterà poi al dipendente decidere come usarla. Il tutto sarà possibile grazie a un accordo o un regolamento che faccia in modo che si realizzino le condizioni e garantendo così le somme detassabili.

Grazie alla piattaforma ZWelfare gestirai con estrema semplicità i flexible benefit del welfare aziendale. 

Contattaci e scopri tutti i vantaggi del nostro servizio di formulazione e gestione del welfare per la tua Azienda.

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Trasferte estero: come gestirle

Se pensate che la gestione della rendicontazione relativa alle trasferte all’estero sia complicata e faticosa, vuol dire che non avete ancora conosciuto il nostro applicativo Ztravel.

Come tutti sappiamo le trasferte rappresentano il cambio temporaneo del contesto lavorativo. Le differenze che notiamo nelle trasferte all’estero riguardano soprattutto le forme di regolamentazione e di tassazione, le quali sono differenti rispetto a quanto stabilito per quelle riguardanti il territorio italiano.

Infatti, nel momento in cui si varcano i confini nazionali, la trasferta incide particolarmente sugli adempimenti amministrativi che sono legati al dipendente e, inoltre, sul trattamento fiscale dell’indennità di trasferta, la quale ha una natura ibrida: risarcitoria e contributiva.

In questo articolo andremo ad approfondire la gestione delle trasferte estero presentando software che ti guideranno passo dopo passo nella gestione delle note spese.

Come avviene la digitalizzazione note spese con il software Ztravel Zucchetti

Per poter facilitare la gestione trasferte ti presentiamo la soluzione adatta a questa esigenza: il Software ZTravel Zucchetti ti darà un grande supporto nella compilazione e nella digitalizzazione note spese, ottimizzando così tutto il processo di riferimento per le tue trasferte all’estero.

Il suo punto di forza è sicuramente l’alto livello di customizzazione, attraverso la quale potrai gestire le trasferte di qualunque tipo, a partire dalla fase di approvazione della trasferta e ai servizi per trasfertisti on travel, dalla gestione amministrativa e delle spese fino all’analisi dei costi.

Come compilare il  modulo note spese

Grazie all’utilizzo dell’applicativo ZTravel Zucchetti compilare il modulo note spese delle trasferte estero, senza incorrere in errori, non è mai stato così semplice.

La compilazione è, naturalmente, in carico al viaggiatore e può essere eseguita sia da PC che dall’applicazione dedicata ZTravel. Può avvenire in due modalità:

  • Manualmente: inserendo tutte le voci di spesa, i dettagli sui costi, sui fornitori, e delle foto dei giustificativi (scontrini);
  • Con foto e lettore OCR: scattando la foto del giustificativo (ossia scontrino o fattura), il lettore OCR integrato rileverà in automatico i dettagli della spesa e tramite una semplice procedura guidata importerà la voce nella Nota Spese.

Gestione trasferte e note spese: come avviene il rimborso

Abbiamo parlato della gestione trasferte e note spese, ma la domanda lecita che ognuno di noi si sarà posto è: come si ottiene il rimborso?

Per ottenere il rimborso delle trasferte estero il lavoratore dovrà presentare le note spese create e inserite nell’applicativo dedicato, inviarle e attendere l’approvazione.

Nel momento in cui note spese e trasferte saranno approvate, verranno rimborsate automaticamente a cedolino o tramite bonifico.

Vuoi conoscere tutti i vantaggi dell’applicativo? Contattaci!

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La formazione aziendale che aumenta le competenze

Quanto è importante la formazione aziendale? Al giorno d’oggi avere un team interno all’azienda costantemente aggiornato sui cambiamenti del mercato è sicuramente una fonte di successo.

L’investimento nella formazione dei dipendenti è fondamentale nel processo di crescita rispetto alle competenze dei propri collaboratori, lavorando sul miglioramento delle skills (hard e soft), e colmando lacune laddove presenti.

In questo articolo andremo ad approfondire l’attività di training e vedremo come la stessa possa aiutare non solo i collaboratori, ma l’azienda nella sua totalità affinchè la formazione in azienda possa diventare parte integrante di una strategia che porti ad una crescita costante nel tempo.

Le diverse tipologie di formazione aziendale

Quando si parla di formazione in azienda analizziamo un mondo vasto e particolarmente complesso, questo perché i vari corsi possono essere organizzati nei modi più disparati: dai corsi di apprendistato fino ai giochi di ruolo.

Il compito dell’azienda è, di fatto, quello di comprendere le esigenze non solo del singolo ma anche del team al quale lo stesso appartiene in modo da impostare la formazione più adatta utile al raggiungimento degli obiettivi. Analizziamo di seguito alcuni esempi di formazione aziendale:

  • Formazione orientativa:  è la formazione iniziale di benvenuto che si eroga ai nuovi assunti durante la prima settimana di lavoro. La stessa è orientata a tutti i membri del team e ci si focalizza principalmente su:
    • Mission, vision, valori e cultura aziendale;
    • Introduzione alla struttura organizzativa;
    • Descrizione di tutti i benefits aziendali;
    • Procedure amministrative;
    • Politiche aziendali.
  • Formazione on-board: prevede una serie di sessioni specifiche per reparto ed è creata strategicamente con l’obiettivo di consentire alle nuove risorse di avere maggior successo nel minor tempo possibile;
  • Formazione per lo sviluppo delle competenze tecniche: riguarda il know-how e l’aggiornamento costante delle risorse sugli ultimi sviluppi;
  • Formazione per lo sviluppo di competenze trasversali: rappresenta il modo in cui agiscono le risorse. Questo infatti è importante per la crescita sia professionale che aziendale.

Quali sono gli obiettivi che si raggiungono con l’attività di formazione del personale?

Nel momento in cui elaboriamo un piano di formazione dei dipendenti non dobbiamo mai perdere di vista gli obiettivi che vogliamo raggiungere, i quali devono essere chiari e soprattutto S.M.A.R.T:

  • obiettivi Specifici: come aumentare le vendite di un determinato prodotto/servizio;
  • obiettivi Misurabili: come l’identificazione di un target e l’aumento dello stesso nel corso degli anni per monitorare i risultati;
  • obiettivi Accessibili: tenendo in considerazione le capacità e le abilità dei collaboratori;
  • obiettivi Realistici: focalizzarsi su obiettivi raggiungibili;
  • obiettivi basati sul Tempo: la scadenza temporale  è fondamentale per una pianificazione delle attività più efficiente.

Il plus dei corsi aziendali: la formazione esperienziale

Parlando di corsi e formazione aziendale non dobbiamo pensare esclusivamente a lezioni da seguire ma, al contrario, a momenti di condivisione sulle competenze e al miglioramento dell’apprendimento. Grazie alla componente esperienziale risulterà tutto più semplice ed efficace.

In altre parole, fare formazione esperienziale in azienda significa supportare i collaboratori per lo sviluppo di tutte quelle competenze utili al proprio ruolo professionale. Allo stesso modo si migliorerà il pensiero laterale grazie a scambi di pensiero costanti.

Come influisce la motivazione sulla formazione dei dipendenti?

Anche la motivazione è una delle componenti fondamentali per imparare qualcosa di nuovo durante i corsi di formazione aziendale, altrimenti non ci sarà un apprendimento spontaneo e risulterà tutto più difficile.

In particolare accade perché le emozioni permettono di attivare le capacità percettive e di concentrazione, così da influire sull’apprendimento e la memoria. È così che le motivazioni inducono gli adulti a imparare qualcosa di nuovo.

Le motivazioni, dunque, aiutano a definire gli obiettivi da raggiungere e ad avere la concentrazione giusta per non fermarsi davanti a nessun ostacolo.

Quali sono i benefici della formazione aziendale?

Grazie alla formazione in azienda le risorse accrescono le proprie competenze, sentendosi apprezzati come professionisti e come individui in continua evoluzione. In questo modo aumenteranno i propri livelli di performance all’interno dell’azienda.

Vediamo insieme i molteplici benefici del fare formazione dei dipendenti:

  • Aumento delle competenze e motivazione dei lavoratori;
  • Incremento della produttività;
  • Sviluppo delle capacità di problem solving;
  • Favorire lo spirito di squadra;
  • Miglioramento dell’organizzazione aziendale;
  • Miglioramento delle capacità comunicative del singolo e del team;
  • Stimolazione del senso di appartenenza tra i membri dell’azienda, rendendo le relazioni più piacevoli;
  • Le aziende, di conseguenza, aumentano la competitività e produttività dovuta alle hard e soft skills dei propri collaboratori;
  • Diminuzione del turnover.

HR e Formazione in azienda: quanto è importante questa correlazione?

L’attività di training introdotta nella propria strategia aziendale permetterà di acquisire tutte le competenze e nuovi comportamenti che renderanno più semplice approcciarsi a un mondo in costante crescita tecnologica.

Quando si parla di formazione aziendale non possiamo non parlare della figura degli HR Manager, in quanto sono i primi in grado di guidare la trasformazione, promuovendo l’innovazione agendo soprattutto sullo sviluppo di quelle competenze tecniche e trasversali, come lavoro di squadra, gestione del tempo e problem solving.

Noi di P&S People Solutions capiamo l’importanza della formazione in azienda infatti valutiamo giorno dopo giorno le singole esigenze e forniamo i corsi aziendali più adatti.

Vuoi scoprire cosa possiamo fare per te? Contattaci!

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L’empatia sul lavoro: una rara, ma importante, virtù

Quanto migliorerebbe la tua vita lavorativa se migliorassi la capacità di percepire lo stato d’animo dei tuoi colleghi, mettendoti nei loro panni con la finalità  di comprendere al meglio differenti punti di vista e pensieri?

La chiave di tutto ciò ha un nome: Empatia.

In questo articolo andremo ad approfondire questa virtù, troppo spesso sottovalutata, ma che ha in sé la possibilità di migliorare la qualità dei rapporti, soprattutto nell’ambito lavorativo.

Grazie all’empatia si è in grado di entrare in sintonia con chi ci sta vicino, cogliendo i sentimenti altrui, fino a riconoscerli come propri. Se avverrà questo, si stabiliranno legami più consolidati con i colleghi e ci sarà un miglioramento della qualità relativa alle prestazioni lavorative.

Quali sono le tipologie di empatia con le quali possiamo venire a contatto?

I modi e le forme in cui si sviluppa l’empatia sono molteplici. Vediamoli insieme:

  • Empatia positiva: quella capacità di cogliere e condividere i sentimenti di gioia degli altri, tanto da essere contagiato;
  • Empatia negativa: rappresenta l’impossibilità di condivisione dei sentimenti con gli altri, soprattutto in situazioni in cui si scontrano con un’esperienza personale negativa, provando emozioni contrastanti di rabbia, paura o tristezza;
  • Empatia cognitiva: si descrive così l’abilità di comprendere il punto di vista dell’altro, focalizzandosi principalmente sulle opinioni e sul modo di ragionare piuttosto che sulle emozioni;
  • Empatia emozionale: l’attitudine di comprendere profondamente le emozioni e gli stati d’animo di un’altra persona;
  • Empatia comportamentale: si tratta della comprensione e interpretazione di tutti i comportamenti dell’altro ed è basata sulla comunicazione interculturale, soprattutto sul modo di porsi nei confronti degli altri;
  • Empatia relazionale: è la capacità di identificare le relazioni che intercorrono tra le persone, rispetto alla sfera affettiva, quella sociale, gerarchia e gruppi.

Quanto è importante sviluppare la cultura empatica?

Saper creare una cultura empatica è fondamentale in azienda. Ma cosa significa questo? Esprime l’abitudine a relazionarsi con gli altri e con se stessi, a seconda dell’esistenza di valori e pratiche condivisi in tutta l’organizzazione.

Una vera cultura dell’empatia si cementa quando le risorse in azienda sono empatiche. Diamo un’occhiata al funzionamento:

  1. allena l’empatia come un muscolo: è importante allenare abilità e abitudini per massimizzare la conversazione, l’osservazione e l’esperienza sensoriale, monitorando e tracciando tutto nel tempo per valutare il miglioramento;
  2. connettiti in modo coerente: nella tua vita privata collegati con persone simili al tuo target aziendale, che rispecchiano i modi di fare del tuo target. Questo ti aiuterà a comprendere al meglio come cambiano e si sviluppano i tipi di comportamenti e di emozioni.
  3. passa all’azione: le risorse devono mettersi in gioco, devono avere un pensiero aperto e capace di affrontare problemi reali e significativi.
  4. sviluppa un ecosistema dell’empatia: raccogli tutto quello che hai imparato e condividilo con le risorse interne. Organizza learning e canali di condivisione e dialogo, come i social aziendali, grazie ai quali sarà possibile organizzare tutto ciò che è stato appreso, ricevere feedback, collaborare e formare una conoscenza condivisa;

Empatia nel lavoro: benefici e vantaggi

L’empatia in azienda può portare davvero tanti benefici alle risorse ma anche all’organizzazione stessa, perché contribuisce a generare opportunità e innovazione grazie alla condivisione dei vari punti di vista, migliorando sia i rapporti interni che quelli esterni. Se si lavora in ottica di legami solidi si aumenterà la produttività grazie alla comunicazione costante, ottenendo così un team affiatato e motivato.

Comprendendo quindi, i sentimenti e le emozioni altrui, si avrà la capacità di comprendere bene il target di riferimento a cui rivolgere il proprio servizio/prodotto. Un utilizzo proficuo dell’empatia nel marketing permetterà di entrare in sintonia con il mercato, con le necessità e le emozioni dei clienti per garantire un’esperienza emotiva del tutto positiva.

La capacità di connettersi empaticamente servirà a:

  • saper gestire le conversazioni difficili: l’empatia aiuta a prendere parte a una conversazione delicata e difficile, aiutando a capire e rispettare le prospettive e i punti di vista dell’interlocutore, in modo da creare un dialogo significativo e costruttivo;
  • Valorizzare gli altri e farli crescere: mettendosi nei panni degli altri si comprenderanno al meglio le esigenze di sviluppo e di crescita. Se sei a capo di un team, l’empatia ti aiuterà nel comprendere i loro bisogni, le difficoltà e gli ostacoli che si trovano ad affrontare;
  • Mettere al centro il cliente: capendo le loro esigenze, risolvendo i problemi tenendo sempre presente il loro punto di vista. La centralità del cliente in tutte le fasi del lavoro aiuterà a immedesimarsi maggiormente con lo stesso, imparando a pensare fuori dagli schemi per trovare soluzioni innovative;
  • Gestire al meglio le trattative e le vendite: riuscire a comprendere una situazione in cui il cliente è propenso all’acquisto è essenziale per una trattativa di vendita. Il segreto sta nel mettersi nei suoi panni, sondare il terreno comprendendo cosa vuole davvero. Bisognerà creare un rapporto di fiducia;
  • Creare inclusione e un clima positivo: le persone empatiche sul lavoro coltivano le opportunità derivanti dalla diversità degli individui, includendo gli altri per farli sentire accettati e parte integrante dell’organizzazione;
  • Comprendere le dinamiche implicite dell’azienda: l’empatia favorisce l’interpretazione di situazioni interne ed esterne all’azienda. Le persone empatiche riescono a capire le influenze, le regole implicite che esistono in ogni contesto aziendale perché sanno essere empatici non solo a livello interpersonale ma anche di team e di organizzazione.

Leader empatico in azienda: grande valore aggiunto

In quest’ultima parte del blog approfondiamo una figura che tutte le aziende dovrebbero avere o riconoscere al proprio interno: il leader empatico. A supporto di ciò, studi focalizzati sull’empatia cognitiva hanno dimostrato quanto segue: (Fonte: gqitalia.it).

  1. L’empatia è in grado di stimolare innovazione e coinvolgimento: tutte quelle risorse che vengono seguite da un leader empatico hanno dichiarato di essere più creative e coinvolte rispetto a coloro che hanno un leader meno empatico: rispettivamente 61% e 13%;
  2. Riduzione del burnout: dallo studio è emerso che 6 intervistati su 10 soffrono di burnout dovuto al lavoro. in questo caso un leader empatico può fare la differenza, infatti il 67% ha confermato che questa condizione riduce gli effetti dello stress sul lavoro;
  3. Con un leader empatico si crea un ambiente di lavoro inclusivo: un luogo in cui si lavora con il sorriso fa venire voglia di fare sempre di più. Infatti, il 50% degli intervistati ha dichiarato di avere un luogo di lavoro inclusivo poiché hanno un leader empatico, al contrario del 17% che hanno una leadership non empatica;
  4. Diminuzione del turnover: se un leader riesce a creare un ambiente di lavoro solidale e inclusivo, i dipendenti potrebbero investire a loro volta nell’azienda;
  5. Miglioramento della “Work-life balance: l’86% degli intervistati ha confermato che l’avere una persona empatica come leader permette di conciliare al meglio la vita professionale con quella privata.

Essere un leader empatico significa comprendere i propri collaboratori, capendo le situazioni critiche riuscendo così a trovare le soluzioni più adatte.

E tu, ti reputi un leader empatico?

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Che cos’è il “Quiet Firing”?

Quale avvenimento può spaventare ogni lavoratore che si rispetti? Il licenziamento, soprattutto qualora avvenisse in maniera silenziosa, quasi da trasformarlo in dimissioni volontarie. 

Se ti stessi chiedendo di cosa si tratta, con questo articolo andremo ad approfondire la tematica centrale, ossia il licenziamento silenzioso, denominato anche “quiet firing”

Ma cos’è il “quiet firing”? 

Questo è un termine che rappresenta il momento in cui il datore di lavoro crea delle condizioni lavorative non ideali, escludendo il lavoratore da riunioni, eventi, isolandolo completamente in modo che lo stesso sia portato a presentare le dimissioni per sua volontà.

Queste sono il risultato di azioni mirate ad evidenziare esclusivamente gli aspetti negativi dell’attività lavorativa, rispetto ad una sicuramente più proficua collaborazione in merito alle strategie lavorative e aziendali. 

Come capire se ti vogliono licenziare? 

Anche se la strategia del quiet firing viene definita come silenziosa, ci sono alcuni piccoli ma importanti segnali che non bisogna trascurare. Vediamone alcuni insieme:

  • Nessuna promozione in vista: il mancato avanzamento di carriera è comune tra i lavoratori che hanno subito il quiet firing, a confronto, invece, di loro colleghi che procedono con il loro percorso di crescita;
  • Aumenti negati: nel momento in cui vengono rimandati incontri utili a discutere della propria posizione, o ancora, promesse che non vengono mai rispettate. Tutto questo porta il collaboratore alla ricerca di una nuova strada che gli permetta di ottenere, tra le altre cose, una retribuzione più soddisfacente;
  • Assegnazione di compiti banali e/o insignificanti;
  • Burocrazia in aumento: si tratta di quella fase nella quale c’è un evidente aumento di attività ricche di burocrazia che aumentano passaggi per lo più inutili limitando le responsabilità principali. 
  • Nessuna ricezione di feedback: momento nel quale non c’è nessun ritorno sulle attività portate a termine nella maniera corretta con conseguente generazione di un silenzio anomalo. Inoltre, è possibile notare la mancanza di riconoscimento su quanto di positivo svolto. 
  • Esclusione da eventi aziendali, cene, riunioni. 

Prestare attenzione a questi segnali, ti permetterà di sfuggire all’essere licenziato silenziosamente, cercando di prendere in mano la situazione ed evitare il peggio: ossia dimetterti. 

Quiet firing: quali sono le motivazioni? E quali gli effetti che causa? 

Tra le motivazioni più importanti del licenziamento silenzioso troviamo la scarsa comunicazione. Questo accade nei momenti in cui per evitare qualunque tipologia di conflitto, non c’è comunicazione con i collaboratori per la risoluzione di problematiche, ma viene reso tutto più difficile ottenendo anche in questo caso il risultato delle dimissioni. 

Non ultima, anche una cattiva gestione della risorsa potrebbe portare al quiet firing, in questo caso mancanza di feedback o disorganizzazione rispetto alle attività lavorative hanno un ruolo determinante. 

Questa strategia danneggia il collaboratore e porta a situazioni che riportiamo qui di seguito:

  • Calo del morale;
  • Diminuzione della collaborazione nel team;
  • Turnover;
  • Mancata espressione del pieno potenziale da parte del collaboratore. 

Evitare il quiet firing è possibile: scopriamo come

La chiave per evitare il quiet firing sta nella comunicazione. Il confronto continuo tra collaboratori e manager, aiuta sicuramente a monitorare i segnali che sommati nel tempo possano portare alle situazioni sopra descritte. 

Se viceversa, nonostante l’ottima comunicazione le dimissioni dovessero presentarsi comunque, bisognerà all’interno della struttura avere chiare le motivazioni che hanno portato a questo, in modo da farne tesoro per il futuro. 

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Problem solving: risolvere i problemi in modo efficace

Quante volte all’interno della nostra giornata lavorativa ci troviamo di fronte a problematiche che pensiamo siano ingestibili o, addirittura, irrisolvibili?

La risposta più comune è sicuramente: spesso.

Ed è proprio da questo punto che partiamo, per approfondire la tematica centrale di questo articolo, ossia la propensione e la capacità di ogni individuo nel trovare soluzioni e strade alternative per far fronte alle difficoltà e, di conseguenza, risolverle.

Tutto questo, ai giorni nostri, è racchiuso nel concetto più comunemente conosciuto con il nome di “Problem Solving”.

Non esiste una capacità di problem solving definita, ma sicuramente l’attuazione di alcuni comportamenti, come ad esempio la definizione e la condivisione di obiettivi, possono aiutare sia la risoluzione dei problemi che, al contempo, il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

A ogni problema la sua possibile soluzione

All’interno di ogni azienda, nel corso dell’anno, sorgono una serie di criticità che necessitano di una risoluzione. Ne abbiamo identificato una selezione, cercando di analizzarle e di fornire quella che potrebbe essere una soluzione adeguata.

  1. Problemi che richiedono un intervento immediato: in questo caso si ha bisogno di un riscontro rapido. Troviamo questa casistica soprattutto nelle aziende di produzione, all’interno delle quali le problematiche riguardano soprattutto macchinari;
  2. Problemi che riguardano una performance negativa, contraria a uno standard di performance predefinito: in questi casi si deve intervenire utilizzando un pensiero di tipo critico/logico che permette di analizzare con chiarezza cosa non sta funzionando come deve. Per questo si ha bisogno di competenze specifiche dell’area in cui si registra il problema. Dopo aver individuato il modo nel quale intervenire, diventa fondamentale il monitoraggio della performance affinché tutto rientri nei parametri;
  3. Problemi che si evidenziano nel momento in cui si ha bisogno di raggiungere un livello di performance più elevato rispetto all’attuale: in questo caso, diventa fondamentale la capacità di sfruttare quello che conosciamo come pensiero creativo, attraverso il quale si può arrivare ad una soluzione alternativa rispetto a procedure consolidate;
  4. Problemi che sorgono nel momento in cui si cambia il business aziendale: in questo caso sarebbe corretto optare per la tipologia di problem solving strategica, nella quale il team deve dimostrare l’essere in grado di fondere tutti i tipi di pensiero fino a qui citati: logico, critico, creativo, ai quali aggiungiamo la capacità di ragionare in maniera sistemica.

Come risolvere i problemi? Adottando efficaci tecniche di problem solving

Un individuo con ottima propensione al problem solving è colui capace di sviluppare delle competenze trasversali adottando delle tecniche che aiutino nel raggiungimento dell’obiettivo prefissato.

Ma quali sono le fasi da seguire con esattezza?

  1. Definizione del problema: individuare e descrivere il problema partendo dal nocciolo della questione. Questo si può sviluppare con l’aiuto di domande che raggruppano i diversi punti di vista di tutti i coinvolti, ad esempio:
    1. Qual è il problema?
    2. Perché si deve risolvere?
    3. Dov’è stato riscontrato il problema?
    4. Chi ne è testimone?
    5. Com’è successo?
  2. Analizzare e scomporre il problema: nel momento in cui si è individuata la problematica, la si analizza affinché si possano trovare soluzioni efficaci, pensando fuori dagli schemi e puntando a situazioni durature e stabili;
  3. Comprendere le esigenze delle persone coinvolte grazie all’empatia che permette di gestire tutti i conflitti;
  4. Ricerca delle possibili cause: effettuando un brainstorming si raccoglieranno tutte le cause possibili del problema, che successivamente si andranno a raggruppare in una sorta di diagramma utile alla risoluzione del problema;
  5. Scegliere la soluzione migliore: una volta trovata, bisogna adattarla e condividerla con tutte le risorse coinvolte in modo da poter intervenire rapidamente. In questa fase, è importante misurare l’effettiva efficacia della soluzione così da comprendere il prima possibile la risoluzione del problema. È utile, quindi, adottare un monitoraggio continuo che vada ad indicare l’impatto di ogni soluzione adottata migliorando così tutto ciò che non funziona.

Come identificare le competenze di problem solving?

Le risorse che hanno la capacità di analisi e problem solving, detti anche ideatori di soluzioni sono persone che hanno delle caratteristiche inconfondibili e che si distinguono dalla massa aziendale. Vediamole insieme:

  1. Capacità di ascolto: saper ascoltare è fondamentale per poter identificare un problema e risalire alla sua origine.
  2. Capacità di analisi: analizzare il problema è uno dei primi passi per poter formulare una giusta ipotesi per trovare soluzioni e vie alternative che raggiungano l’obiettivo.
  3. Capacità di valutazione: è importante riuscire a guardare un problema sotto diversi punti di vista e prospettive, scegliendo così la via migliore per risolverlo.
  4. Capacità di prendere decisioni: è fondamentale saper formulare e impostare un piano in cui attuare la soluzione scelta e desiderata, capacità detta anche decision making.
  5. Capacità di gestire lo stress: gestire le situazioni difficili, senza andare nel panico.
  6. Capacità di concentrarsi sulla soluzione. 

Problem solver in azienda: come può aiutare internamente?

Hai mai sentito parlare di questa figura?

Il problem solver si occupa di risolvere tutti i problemi aziendali in modo efficace e proattivo, grazie alla sua attitudine al problem solving e al suo distacco nelle situazioni che gli permette di trovare una soluzione in modo oggettivo e senza farsi condizionare. È una figura strategica perché, grazie al suo modo di fare, riesce a mantenere alta la produttività nei momenti difficili.

Vediamo insieme alcune delle caratteristiche che rendono il problem solver così importante:

  • Buone capacità comunicative;
  • Atteggiamento proattivo: comportamento che gli consente di agire in anticipo ed evitare il problema;
  • Ascolto attivo: ascoltare tutti coloro che potrebbero presentare una determinata problematica;
  • Positività: convinzione di poter risolvere qualsiasi ostacolo, atteggiamento positivo di fronte ai problemi;
  • Elasticità e flessibilità: capacità di adattarsi alle diverse situazioni riuscendo a considerare diversi punti di vista;
  • Pazienza: è importante saperla gestire soprattutto in quelle situazioni in cui si deve lavorare con persone scontente e frustate per la problematica;
  • Team working: capacità di lavorare in autonomia ma anche in gruppo;
  • Gestire lo stress anche di fronte a imprevisti;
  • Far fronte a difficoltà di ogni genere: si collega all’elasticità di sapersi adattare alle diverse situazioni e avere una visione panoramica per qualsiasi situazione;
  • Pensiero laterale: considerare ogni singolo elemento, anche le valutazioni più scontate e minuziose.
  • Abilità sociali: in azienda è importante per poter gestire situazioni complicate, persone scontente avendo delicatezza nel rapportarsi con esse, sempre con professionalità.

Come approcciarsi alla cultura del problem solving?

Se non si generano prima dei cambiamenti interni è difficile sviluppare, di conseguenza, una buona cultura di problem solving, per questo è importante stabilire, fin da subito:

  • Gli scopi principali per l’implementazione del problem solving;
  • In quale area sperimentare la cultura del problem solving;
  • Definire il perimetro all’interno del quale effettuare una “first trial”;
  • Assicurarsi di essere in possesso di una griglia di obiettivi, i quali siano assegnati ai collaboratori di un’area specifica e con un sistema di monitoraggio dei trend aggiornato;
  • Adottare dei moduli formativi di problem solving che si approcciano al meglio alla situazione dell’azienda;
  • Organizzare dei workshop all’interno del quale si formeranno dei facilitatori che andranno, a loro volta, a formare i collaboratori dell’azienda sulla propensione al problem solving;
  • Monitorare tutti i risultati del primo trial e, se ha ottenuto successo, valutare il deployment dello stesso nelle aree restanti dell’azienda.

In un contesto lavorativo è molto importante sviluppare la cultura del problem solving perché le risorse potranno migliorare non solo i loro standard lavorativi, ma riusciranno anche in concreto a risolvere una situazione di conflitto raggiungendo gli obiettivi aziendali desiderati.

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Hustle Culture vs Quiet Quitting: straordinari si o straordinari no?

Quante volte ti sei fermato in ufficio per finire un progetto? Quante volte hai detto di no ad una cena fra amici perché dovevi lavorare?

Questo fenomeno si chiama “Hustle Culture” (o anche detto stacanovismo) ossia lavorare senza sosta per poter ambire ad avere sempre di più, dove il lavoro diventa la parte più importante della propria vita. È quella corsa frenetica verso il successo, mettendo la carriera avanti a tutto e tutti, senza lasciare spazio alla vita personale, al tempo libero e alla salute mentale.

A volte è un comportamento involontario perché appunto si tende a voler portare a termine dei progetti, rispettare le scadenze, non dando peso alla vita privata ed entrando in un loop da dove è difficile uscirne.

Per chi segue questa filosofia è importante seguire alcuni valori, per loro fondamentali. Vediamo insieme quali sono:

  • La vita personale ho meno valore del lavoro che è la parte più importante;
  • Si considerano come “perdenti” coloro che non dedicano la loro vita al lavoro;
  • L’ambizione lavorativa è messa prima della realizzazione personale;
  • Lavorare più del dovuto viene considerato un mezzo per ottenere riconoscimenti in termini di eroismo di fronte alla società;
  • La vita privata non deve assolutamente interferire con il lavoro;
  • Tutto ciò che viene considerato come una distrazione dal lavoro deve essere abolito, come hobby, relazioni, prole e tempo libero.

Il lavorare troppo a cosa porta?

Questo fenomeno tirato per le lunghe può essere davvero dannoso per l’essere umano avendo delle ricadute negative sulla propria vita sociale e anche sulla salute. Infatti, si parla di burnout sul lavoro: sindrome associata alle troppe ore di lavoro che induce l’individuo a carichi di stress, ansia, attacchi di panico e si rischia anche di soffrire di depressione.

Perché accade ciò? È tutto legato al nostro cervello: lo stesso, avendo dei ritmi così intesi, non riuscirà mai a ricaricarsi per bene durante le ore di sonno perché non abituato a riposarsi. È come se andasse in sovraccarico e non riuscisse più a recuperare le risorse mentali per affrontare il nuovo giorno.

Lo stacanovista tende, di solito, a rimandare le pause e a preferire la caffeina per aumentare la produttività, ma non sempre le performance sono le migliori. Questo anche perché se si aumentano le prestazioni lavorative, si andranno ad aumentare anche i carichi di lavoro e questo porterà a un lavoro più pesante diminuendo così anche il proprio rendimento per lo stress emotivo.

Lavorare troppo non è l’unico problema degli stacanovisti ma troviamo anche:

  • Non riuscire a non pensare al lavoro a livello sia fisico che mentale;
  • Non riuscire a mantenere sotto controllo il sistema nervoso ed elaborando diversamente lo stress, andando a discapito della propria integrità fisica;
  • Non prendersi il tempo necessario per recuperare la stanchezza.

L’ideale sarebbe infatti quello di prendersi delle pause, staccare nel tempo libero, non essere costantemente in pensiero per il lavoro e godersi un po’ la vita al di fuori dell’ufficio.

Come venire in soccorso ai lavoratori stacanovisti?

Di fronte a queste casistiche, l’azienda non deve far finta di niente o addirittura incoraggiare questo comportamento, perché a lungo andare non porta dei benefici ma l’opposto.

In questo, il reparto delle risorse umane deve entrare in soccorso ai dipendenti. Può aiutarli in questo modo:

  • Aiutarli nell’assegnare priorità alle attività quotidiane;
  • Non incoraggiarli a portare il lavoro a casa;
  • Creare un ambiente di lavoro che promuova l’equilibrio tra vita privata e lavoro, incentivando attività fisica, socialità, ferie pagate e il bisogno di trascorrere il tempo libero con famiglia e amici;
  • Spingerli ad effettuare delle pause durante la giornata, utilizzando quel tempo per prendersi cura della propria persona mettendo da parte per un attimo il lavoro;
  • Sviluppare un ambiente collaborativo offrendo ai dipendenti la possibilità di delegare il lavoro, a comunicare con i propri supervisori e colleghi e definire dei paletti per limitare eventuali distrazioni,
  • Se un membro si trova in difficoltà, spronarlo a chiedere aiuto.

“Quiet Quitting”: come opporsi alla “Hustle culture” oggi

Negli anni ci sono stati diversi modi di dimostrare disappunto per questo fenomeno, come le “Grandi Dimissioni”, fino ad arrivare a un nuovo fenomeno spopolato sui social chiamato “quiet quitting”.

È un fenomeno che si collega alle grandi dimissioni poiché vede i lavoratori lasciare il proprio lavoro per dare importanza al benessere personale. Al contrario però il quiet quitting rappresenta “l’abbandono silenzioso”: ossia lavorare, ma non troppo. Il concetto è quello di lavorare ma senza fare più straordinari, fare solamente le attività prestabilite nel contratto senza andare oltre.

Una vera e propria opposizione al fenomeno della Hustle culture.

È un nuovo modo di concepire il lavoro che mette al centro di tutto il benessere psicofisico del dipendente, dando più importanza al tempo libero, alla famiglia, alla cura del proprio io interiore.

Le generazioni che abbracciano questo fenomeno sono maggiormente i Millenials e la GenZ, le quali non sono più disposti a lavorare fino allo sfinimento e anche perché solo in pochi si ritengono davvero soddisfatti del proprio lavoro, come dimostra uno studio realizzato da Gallup “State of the goal workplace 2022”. Questo studio comprova infatti che:

  • il 33% dei dipendenti si considera inserito in una condizione di crescita e di benessere;
  • il 44% sostiene di essere stressato e ritiene il proprio lavoro demotivante;
  • il 14% dei lavoratori dichiara di essere coinvolto nel proprio mestiere;
  • il 9% è entusiasta di quello che fa.

Questi numeri dimostrano come il coinvolgimento e la soddisfazione di datori di lavoro tra la GenZ è diminuita. Tutto questo è stato scaturito dalla pandemia, vedendo molti giovani licenziarsi per poter dare maggior spazio al loro benessere personale.

Come deve essere gestito il fenomeno del “Quiet Quitting”?

Il fenomeno può essere contrastato: l’importante è riuscire a trovare un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata, tracciando dei confini che non bisogna superare per non ricadere nel burnout dovuto dal troppo lavoro dato dalla Hustle Culture.

Tra le soluzioni più importanti c’è il dialogo. Quest’ultimo aiuta i manager a mantenere un dialogo aperto, costante e costruttivo con feedback per mantenere i livelli di engagement alti e così i lavoratori si sentiranno a loro volta veramente parte dell’organizzazione.

La definizione degli obiettivi in ottica di prospettiva di crescita è l’ulteriore prova che serve a rendere grate le persone e ad affrontare le ore di lavoro con più motivazione e coinvolgimento.

“Hustle Culture” o “Quiet Quitting”?

Entrambi i fenomeni possono essere visti come degli svantaggi per l’azienda o per il singolo individuo. Ma per ottenere dei vantaggi la soluzione più adatta è quella di trovare il giusto equilibrio tra vita privata e lavoro, cercando di gestire il tutto in maniera più bilanciata.

La risposta corretta esiste? Lavorare per vivere è sempre giusto per poter sopravvivere ma l’importante è che non si trasformi in un “vivere per lavorare”, perché il lavoro deve riuscire a lasciare lo spazio per godersi il proprio tempo libero, dedicandosi alla famiglia, amici e hobbies.

È infatti sempre importante ricordarsi che la vita è una e che a volte bisogna fermarsi un attimo e godersi il proprio tempo.

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HR Tech: la trasformazione digitale che migliora la gestione del personale

Cos’è l’HR Tech?

Dopo la pandemia tutte le aziende hanno dovuto adottare alcuni cambiamenti riguardanti lo sviluppo della tecnologia e della digitalizzazione. È una vera e propria trasformazione digitale che modifica i modelli organizzativi e di business esistenti e futuri, andando a digitalizzare anche i processi e le attività per rendere il tutto più efficiente.

La digitalizzazione identifica un nuovo modello di azienda intelligente sempre connessa con strumenti innovativi e tecnologici che delineano così l’industria 4.0. La sua cultura diffusa e l’acquisizione di un nuovo mindset aziendale permettono di delineare il successo della trasformazione digitale, riprogettando anche i processi e i modi di lavorare, ripensamento delle regole, dei modelli di leadership e di diffusione di una nuova cultura e competenze digitali.

Questa trasformazione digitale prende “vita” anche per il reparto HR dove vediamo una moltitudine di piattaforme, applicazioni e servizi che vengono inserite in tutte le attività aziendali. Parliamo infatti di HR Tech, soluzioni tecnologiche che vengono sviluppate soprattutto in tre ambiti applicativi, ossia:

  • Human capital management: Gestire una mole di informazioni, organizzandole e archiviandole in digitale rende il lavoro più semplice, veloce, flessibile e condivisibile all’interno del team, soprattutto per quanto riguarda assunzioni, retribuzioni, contratti e tutta la gestione amministrativa delle risorse umane;
  • Talent acquisition (la ricerca del talento): i candidati sono molto attenti al modo in cui un’azienda imposta la campagna di selezione e questo fa la differenza nella scelta finale.
  • Employer branding: l’azienda fa in modo di essere scelta dai candidati presentandosi bene, facendosi scegliere dai candidati migliori sul mercato grazie alla comunicazione diretta e coerente. Presidiare i canali, essere in grado di razionalizzare velocemente e in modo puntuale tutti i dati che arrivano è un’attività che le tecnologie possono fare meglio dell’intervento umano.

Come sviluppare una strategia di digitalizzazione dei processi HR?

La trasformazione digitale dell’azienda e dei modelli di business coinvolge tutti i settori dell’azienda, ma principalmente il settore delle risorse umane, configurandosi appunto come HR Tech: ossia insieme di tecnologie innovative e supporti tecnologici che rendono i processi di gestione del personale più fluidi e flessibili.

Il settore, in forza di questi strumenti ha la possibilità di assumere un ruolo strategico, migliorare la comunicazione tra i vari dipartimenti aziendali e semplificare tutti i processi che riguardano la gestione, come anagrafiche, permessi, presenze, formazione e valorizzazione dei talenti, in ottica di una maggiore produttività.

Un’ottima strategia di HR Tech ha bisogno di alcune funzionalità importanti in grado di gestire il tutto. Come primo strumento troviamo la funzione dedicata ai dati dei lavoratori, ossia contratti, organigrammi, assistenza per il settore HR, sicurezza del lavoro e pianificazione strategica. Allo stesso tempo, è necessaria avere una sezione dedicata al management del personale, workflow, rilevazione dei costi, pianificazione e orari.

Con la digital transformation si ha la possibilità anche di monitorare gli obiettivi e valutare periodicamente i sistemi aziendali, includendo così anche la funzione di formazione, utilizzando piattaforme di e-learning, portali per l’iscrizione ai corsi, sistemi per la vendita di competenze, app e strumenti per il micro-learning (processo di “granularizzazione dell’apprendimento” focalizzandosi su lezioni brevi).

Gli strumenti a disposizione dell’HR Tech sono molteplici, come i software per la gestione paghe, per i video colloqui per il recruiting, piattaforme di incontro di domanda e offerta dei servizi, software per la gamification e così via. È un’opportunità per tutte quelle imprese che puntano a lavorare per efficienza, ottimizzazione dei processi e sviluppo organizzativo.

Il settore della digital transformation: quello delle Risorse Umane

Le risorse umane sono uno dei settori che si avvicina alla digitalizzazione prima di altri settori perché la sua funzione è importante all’interno dell’azienda, avendo una visione a 360° sui vari processi interni, infatti:

  • La digital transformation rende tutti i processi di lavoro più veloci, snelli ed efficienti, rendendo anche i collaboratori interni più automatici nello svolgere le proprie attività e concludere le proprie task più velocemente.
  • Grazie alla trasformazione digitale conoscerai meglio i tuoi clienti in modo più accurato, mediante l’approccio “user-centered”, mettendo sempre al centro di ogni strategia aziendale il cliente. Questo permette di soddisfare al meglio i bisogni e le aspettative degli stessi, instaurando così un rapporto di fiducia bidirezionale, dato che, al giorno d’oggi, gli user sono sempre più connessi, informati ed esigenti.
  • Molte statistiche hanno dimostrato che le imprese che hanno adottato una strategia di digital transformation hanno avuto un aumento dei profitti.
  • Ogni azienda che adotta una strategia di digitalizzazione sarà sempre avanti rispetto alla concorrenza. I benefici derivanti da questa evoluzione sono molteplici e le aziende che lo comprenderanno saranno un passo avanti.

Cos’è importante nella trasformazione digitale in azienda?

La digital transformation è importante per le imprese perché sono proprio i dirigenti e i manager a mettere i collaboratori nelle migliori condizioni per “abbracciare” la digitalizzazione dei processi HR apprendendo nuove competenze, nozioni e processi produttivi per ottenere una buona “change management”. Ma allo stesso tempo gli stessi devono essere propensi al cambiamento ed essere in grado di abbandonare le proprie abitudini e impararne di nuove.

Per questo è importante che l’impresa rispetti alcune delle caratteristiche importanti per investire nella digitalizzazione, ossia:

  • Il sapersi adattare al futuro;
  • Mettere al centro dei propri processi aziendali le nuove conoscenze digitali acquisite;
  • Essere in grado di analizzare ogni informazione;
  • Avere l’integrità necessaria per gestire con sicurezza ed efficacia questo tipo di cambiamento.

Tutto questo senza mai dimenticare i pilastri fondanti della digital transformation:

  • Leadership
  • Tecnologie e software
  • Persone
  • Processi aziendali
  • Innovazione
  • Cambiamento

Scegli gli applicativi Zucchetti P&S

L’HR Tech è ormai un’innovazione digitale che andrà a migliorare sempre di più la vita in azienda se integrata nel modo giusto.

Noi di P&S People Solutions offriamo dei servizi tecnologici e innovativi adatti alle tue esigenze. Parliamo di strumenti che ti aiuteranno nella gestione delle risorse umane, come gli Applicativi Zucchetti.

Contattaci per avere tutte le informazioni di cui hai bisogno e digitalizza la tua azienda.

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